Presidenze, Berlusconi «invita» Di Maio Vertice con i leader: no del Pd, dubbi M5S
Senato a FI, Camera ai 5 Stelle che però dicono no a Romani. L’invito a un vertice tra i leader. Il Pd non va
Trattative per l’elezione dei presidenti delle due Camere che entrano nel vivo. Vertice nel centrodestra che invita il M5S a scoprire le carte e a dialogare non solo con la Lega di Salvini. Berlusconi «apre» a Di Maio. Prende corpo l’ipotesi di Romani per il Senato. Mentre per la Camera si profila la scelta per un esponente dei Cinque Stelle. All’invito per un vertice con tutti i leader arriva il no del Partito democratico.
Arriva dal vertice dei leader dei centrodestra — Berlusconi, Salvini e Meloni, con i loro fedelissimi al seguito — la sfida al M5S a scoprire le carte. Se un accordo sulla presidenza delle Camere andrà siglato, e se dall’intesa potrà muovere i primi passi un’alleanza di governo, c’è bisogno di confrontarsi «alla luce del sole», e siglare un patto tra i leader, con il riconoscimento di pari dignità tra i contraenti. Non un’intesa a due Salvini-di Maio con gli alleati a fare da contorno, magari esclusi. Ma un riconoscimento da parte del leader del M5S del ruolo centrale di Berlusconi.
È questo il senso della nota che arriva alla fine del pranzo fra i leader, a detta di chi vi ha partecipato «uniti e in pieno accordo»: «Il centrodestra» unito (come sempre si definisce
Salvini e Di Maio non faranno un governo Hanno le mani bucate: i soldi prima li fai e poi li spendi Ci sarà un governo del presidente Umberto Bossi
nel documento, ndr) propone che le forze vincitrici si dividano le presidenze delle Camere; chiede per sé il Senato, ed è disponibile a votare un esponente M5S alla Camera; apre al Pd e agli altri partiti per la suddivisione delle vice presidenze. Ma pone una condizione: per «concordare i nomi dei presidenti e dei vicepresidenti» i leader del centrodestra invitano quelli delle altre forze politiche a un «incontro congiunto» da tenersi oggi, ultimo giorno utile prima dell’inizio delle votazioni.
Per FI la partecipazione di Di Maio a un incontro al massimo livello con Berlusconi sarebbe la prova del nove della volontà del M5S di trattare con tutto il centrodestra e non solo con Salvini. Per ora però le risposte che arrivano non sono incoraggianti. Il Pd ha fatto sapere con il reggente Maurizio Martina che «non ci sono le condizioni per partecipare a un incontro i cui esiti sono già decisi». E dal M5S per ora non è arrivata alcuna risposta. Anzi, che non tiri una buona aria e che il rapporto con FI sia molto difficile, lo conferma la capogruppo Giulia Grillo che ribadisce il no a candidati «indagati o condannati». È un secondo stop chiaro all’azzurro Paolo Romani che al momento è il nome su cui FI fa quadrato.
Al leader della Lega, che al vertice è apparso a tutti deciso a tentare di formare un governo «partendo dal centrodestra», FI offre appoggio convinto e riceve in cambio il via libera alla presidenza del Senato per un azzurro: «Romani? Nulla è definitivo, il nome però lo fa FI» conferma Salvini in serata pur chiedendo che i nomi scelti «siano condivisi da tutti, ogni partito ha quello adatto». Tradotto, significa che se si sigla un accordo di alto livello, FI può anche ritenere di cambiare cavallo puntando su nomi sui quali il M5S non avrebbe nulla da eccepire (Casellati, Bernini), ottenendo l’ok a Fico per Montecitorio. Ma se non ci fosse il riconoscimento richiesto da Berlusconi, il centrodestra potrebbe eleggere il proprio candidato in autonomia dalla quarta votazione, senza appoggiare a questo punto il candidato grillino alla Camera e riaprendo tutti i giochi politici. Si vedrà se oggi sarà la giornata decisiva o se servirà ancora tempo, tra una votazione e l’altra, per una mediazione.
Sembra credere poco a un sodalizio centrodestra-m5s Umberto Bossi: «Salvini non riuscirà a trovare un accordo con Di Maio, sono due uguali. Hanno le mani bucate: i soldi prima li fai e poi li spendi. Ci sarà un governo del presidente».