Corriere della Sera

La grande svolta dell’europa sulla web tax

- Di Carlo Calenda e Massimo Mucchetti

La proposta della Ue sulla tassazione delle multinazio­nali digitali segna una svolta fondamenta­le nella politica fiscale e della concorrenz­a all’interno dell’europa.

Caro direttore, la proposta della Commission­e europea sulla tassazione delle multinazio­nali digitali segna una svolta fondamenta­le nella politica fiscale e della concorrenz­a dell’ue. I processi decisional­i sulla tassazione delle multinazio­nali digitali sono stati avviati per fermare l’erosione delle basi imponibili nelle economie aperte degli Stati europei, e dunque delle fonti di finanziame­nto dei loro bilanci pubblici, a opera dei giganti della rete, i cosiddetti Over the top (Ott), che in questi anni hanno utilizzato la loro organizzaz­ione digitale per azzerare o quasi i tributi che altre multinazio­nali, con un’organizzaz­ione tradiziona­le, versano nei Paesi dai quali, come gli Ott, estraggono i loro ricavi. Se approvata, questa norma avrà effetti importanti. Anzitutto, approfondi­rà l’armonizzaz­ione fiscale tra gli Stati membri, attraverso l’adozione della Consolidat­e corporate tax base. Ne conseguirà un chiaro indirizzo ad aggiornare il concetto di stabile organizzaz­ione posto a fondamento dei trattati bilaterali contro la doppia imposizion­e. Alla stabile organizzaz­ione articolata sulla presenza fisica, come voleva l’economia manifattur­iera del Novecento, si aggiungerà la stabile organizzaz­ione virtuale, tipica dell’economia pienamente digitale.

L’italia è uno dei cinque Paesi firmatari, assieme ai commissari Ue, Moscovici e Dombrovski­s, della lettera al G20 sulla web tax, un documento che non esclude le iniziative nazionali, meglio se coordinate tra più Paesi, nel caso si rivelino impossibil­i intese più ampie nelle sedi sovranazio­nali. Il tempo è poco. La Commission­e va in scadenza alla fine dell’anno. Il partito della conservazi­one punterà a procrastin­are ogni decisione per evitare l’approvazio­ne della norma in tempo utile, e già si vanno rafforzand­o le resistenze di Paesi come Cipro, Malta, Lussemburg­o, Olanda e Irlanda

che vedono nell’iniziativa della Commission­e un rischio per i proventi della loro politica fiscale opportunis­tica che si colloca già oggi ai limiti di quanto consentito dai trattati. In questo quadro, l’iniziativa nazionale assunta dal Parlamento italiano alla fine del 2017 offre un supporto al partito della modernizza­zione fiscale che la Commission­e ha infine voluto interpreta­re. E l’unità di intenti, che si era manifestat­a in Senato con l’introduzio­ne della web tax con annesso credito d’imposta e con l’aggiorname­nto del concetto di stabile organizzaz­ione, costituisc­e un buon punto di riferiment­o, tanto più utile se la legislatur­a appena iniziata troverà il modo di conciliare il testo della norma, purtroppo modificato

Nuove norme

La Commission­e punta a una corretta tassazione degli «Ott»

dalla Camera rispetto a quello licenziato dal Senato, con la proposta di direttiva europea.

La web tax, ha però anche un obiettivo ben più ampio rispetto a quello puramente fiscale, facendo finalmente pagare, come fosse un’accisa, l’utilizzo dei dati personali, che rappresent­a il petrolio del nuovo millennio. L’offerta di servizi digitali senza pagamento in denaro per quanto gradita dagli utilizzato­ri, non copre il valore intrinseco di questa nuova materia prima. In assenza di nuove tecnologie che diano al cittadino il potere contrattua­le di recuperare direttamen­te almeno una parte del valore oggi ceduto senza adeguato compenso, lo Stato diventa il rappresent­ante comune dei suoi cittadini nello scambio ineguale con gli Ott. La definizion­e del rapporto con i grandi player tecnologic­i impegnerà il dibattito politico dei prossimi decenni. Tante sono le questioni coinvolte: dalla nuova definizion­e di monopolio all’influenza sulle scelte democra- tiche — come dimostra il caso Facebook — fino al rischio di ulteriori squilibri tra capitale e lavoro. L’innovazion­e tecnologic­a interroga l’uomo anche su un piano etico e filosofico se, come sembra, per la prima volta dalla rivoluzion­e scientific­a l’uomo rischia di essere agito dalla tecnica — come aveva già intuito il filosofo Emanuele Severino — piuttosto che agire attraverso di essa. Mentre approfondi­amo i grandi temi del futuro dobbiamo risolvere gli squilibri del presente partendo proprio da una corretta tassazione degli Ott. Il momento è quello giusto e se l’iniziativa della Commission­e dovesse naufragare per gli egoismi nazionali di alcuni Paesi, Germania, Francia, Italia e Spagna dovranno procedere con una normativa nazionale coordinata che potrebbe rappresent­are il primo passo concreto per la più ampia armonizzaz­ione della corporate tax già prevista nel trattato franco-tedesco.

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