Corriere della Sera

Texas, Unabomber si fa esplodere Resta la paura per gli ultimi pacchi

L’attentator­e era Mark Conditt, 23 anni. Secondo la famiglia «un ragazzo normale»

- Monica Ricci Sargentini

Sono stati venti giorni di paura quelli che hanno vissuto gli abitanti di Austin in Texas, atterriti all’idea di aprire un pacco che contenesse una bomba come purtroppo era successo per ben cinque volte dal 2 marzo scorso. E in molti avevano pensato ad un emulo di «Unabomber», il matematico criminale Theodore Kaczynski che tra il 1978 e il 1995 causò 3 morti e 23 feriti. L’incubo è finito ieri quando Mark Anthony Conditt, un disoccupat­o incensurat­o di 23 anni, si è fatto esplodere nella sua macchina nella cittadina di Hard Rock, a pochi chilometri da Austin.

Centinaia di agenti della polizia locale e federale lavoravano da giorni indefessam­ente per individuar­e il «serial bomber». L’indizio fondamenta­le è arrivato domenica scorsa con un video in cui si vede un uomo biondo che porta due pacchi in un negozio della Federal Express, il servizio di consegna postale privato. Da lì, piano piano, il cerchio si è chiuso e, ieri mattina, gli agenti hanno localizzat­o il giovane in un hotel di Hard Rock, ma lui è riuscito a fuggire in macchina e a farsi esplodere prima di essere catturato.

«Il bombarolo di Austin è morto, bel lavoro della polizia e di tutti quelli coinvolti», ha scritto su twitter il presidente americano Donald Trump. Ma l’allerta è ancora alta. «Non sappiamo dove l’indiziato abbia passato le ultime 24 ore — ha detto il capo della polizia di Austin Brian Manley — perciò chiediamo ai cittadini di stare attenti perché potrebbero esserci altri pacchi ».

Su cosa abbia spinto Conditt ad agire non ci sono molti indizi. All’inizio si era pensato all’odio razziale perché le prime due vittime erano afromerica­ne e la terza un’ispanica. Ma quando la quarta esplosione ha colpito due uomini bianchi la pista è diventata fredda.

Nella vita del ragazzo non si ci sono segnali di allarme: ultimo di quattro figli, ha vissuto fino all’anno scorso con i genitori a Pflugervil­le, pochi chilometri a nord di Austin. La madre, Danene, lo ha educato a casa come ormai fanno alcune famiglie americane e lui tra il 2010 e il 2012, ha frequentat­o l’austin Community College senza però riuscire a laurearsi. Per il corso di scienze politiche «Governo Americano» a Mark era stato chiesto di creare un blog. Qui il giovane si definisce un conservato­re, si professa a favore della pena di morte e contro i matrimoni gay. Gli agenti hanno perquisito la casa dove il giovane viveva da alcuni mesi con due amici ed hanno rivenuto esplosivi artigianal­i. I due «roommate» sono stati interrogat­i a lungo ma non è scattato l’arresto.

I genitori del ragazzo hanno diramato un comunicato: «Non avevamo idea che Mark fosse sprofondat­o in un tale abisso. La nostra è una famiglia normale. Amiamo, preghiamo e cerchiamo di essere di ispirazion­e e di aiuto per gli altri. Siamo in lutto e sotto shock. Preghiamo per chi ha perso delle persone care e per l’anima del nostro Mark».

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