«C’è paura, servirebbe un numero verde»
«Le lavoratrici ci conoscono poco e i casi che ci arrivano sono ancora limitati. Per questo vorrei creare un numero verde contro le discriminazioni sul lavoro al quale segnalare anche le molestie sessuali, sul modello del Telefono Rosa». Francesca Bagni Cipriani è la Consigliera Nazionale di Parità: fa parte di una rete di circa 200 Consigliere (oltre a lei almeno una per provincia e per regione) che hanno il compito di garantire l’uguaglianza tra uomini e donne sul lavoro. E di tutelare le lavoratrici dalle molestie sessuali di colleghi o superiori.
Di quanti casi di molestie vi occupate?
«Nel 2016 ne abbiamo affrontati 23, per l’anno scorso siamo ancora in attesa dei dati, ma pare che siano in aumento, anche per la reazione allo scandalo di Hollywood».
Non sono pochissimi?
«Si sa poco di questo istituto, che è stato
Chi è Francesca Bagni Cipriani è la Consigliera Nazionale di Parità
formalizzato nel 2016. Ma soprattutto le lavoratrici fanno fatica a denunciare: da noi arrivano solo dopo che hanno già avuto conseguenze sul lavoro perché hanno subìto ritorsioni quando hanno protestato contro gli abusi o rifiutato avances».
Cosa può fare la consigliera?
«Può aiutare in molte situazioni ottenendo risultati senza arrivare davanti a forze dell’ordine o giudici. Così si contrastano comportamenti insopportabili e dannosi senza creare una frattura nell’azienda che potrebbe essere difficile anche per la vittima».
Come funziona?
«Dopo che la lavoratrice chiama per segnalare la sua situazione organizziamo un colloquio e verifichiamo il suo racconto. Poi mandiamo al datore di lavoro una lettera ufficiale, lo convochiamo ed esponiamo il caso».
Basta?
«Nella mia esperienza quando in un posto di lavoro c’è un molestatore lo sanno tutti. Ma nessuno fa niente. Se invece interviene un soggetto terzo, istituzionale, quasi sempre cambiano atteggiamento. Hanno una sponda per intervenire ed è un sollievo anche per loro: le molestie sul lavoro creano un clima pesante per tutti».
Potete intervenire su denuncia anonima?
«No, e purtroppo quando chiediamo i loro dati molte donne si tirano indietro».