ARTE «IGNORATA» SOLO LA SCUOLA BATTERÀ L’ANALFABETISMO
Recentemente sono stati pubblicati i risultati di una ricerca sul patrimonio culturale dell’eurobarometro della Commissione europea. L’88% degli svedesi e l’83% degli olandesi hanno visitato almeno un monumento o un sito storico negli ultimi 12 mesi. E gli italiani? Solo il 51%. Siamo al 21° posto. E ancora: l’80% degli svedesi e il 74% degli olandesi si sono recati in un museo o in una galleria nell’ultimo anno. E gli italiani? Il 45%. Siamo al 17° posto. Pur parziali, graduatorie simili sono rivelatrici. Ci dicono che il nostro Paese è vittima di una sorta di dilagante analfabetismo iconografico. Si tratta di una condizione determinata — da decenni — soprattutto dal mancato coordinamento tra le politiche culturali, scolastiche e formative. Troppo spesso si sono inseguiti gli «eventi» e i «grandi numeri»; mentre si è trascurato il ruolo e la funzione di una cultura autenticamente diffusa. Occorrerebbe, invece, ripartire dal basso. Dalla scuola. Assegnando finalmente alla storia dell’arte un ruolo non periferico ma decisivo nell’offerta didattica. Considerando questa disciplina come una presenza imprescindibile: un baluardo civile. Solo una seria e moderna formazione storico-artistica potrà spingere i cittadini di domani a voler conoscere, attraversare e scoprire quello straordinario museo a cielo aperto che è l’italia. Un grande critico come Roberto Longhi aveva un sogno: estendere «l’asfittico spazio concesso a quella storia dell’arte che ogni italiano dovrebbe imparar da bambino come una lingua viva, se vuole avere coscienza intera della propria nazione». Ci piacerebbe che i prossimi ministri dei Beni culturali e della Scuola — insieme — provassero a realizzare quel sogno.