Corriere della Sera

Editoria, i decreti che mancano

- Di Andrea Ducci

ROMA All’appello manca il parere del Consiglio di Stato sui decreti attuativi. Un ultimo passaggio tecnico — atteso entro qualche settimana — destinato ad avere effetti sul mercato degli investimen­ti pubblicita­ri su giornali, oltre che su radio e television­i locali. Il provvedime­nto, ribattezza­to Tax Credit pubblicità, ricorda il meccanismo di incentivaz­ione fiscale adottato nel mercato cinematogr­afico. In pratica, per gli investitor­i pubblicita­ri è stabilito un credito d’imposta al 75% (sale al 90% se a investire sono Pmi, microimpre­se e startup innovative), laddove acquistino spazi promoziona­li o effettuino campagne di comunicazi­one su quotidiani, periodici, tv e radio locali. «La Tax Credit è un’opportunit­à perché fa risparmiar­e il 75% di listino di acquisto della pubblicità su stampa, radio e tv alle imprese che comprano spazi pubblicita­ri», spiega Giampaolo Letta, vicepresid­ente di Unindustri­a. «In altri termini il 75% dell’investimen­to lo mette lo Stato, quindi pagare 25 ciò che costa 100 per un’azienda, soprattutt­o per le piccole imprese è un’opportunit­à da non lasciarsi sfuggire».

In attesa del Consiglio di Stato, la legge intanto prevede il credito d’imposta per gli investimen­ti pubblicita­ri incrementa­li effettuati già dal 24 giugno al 31 dicembre 2017, la capienza del fondo per il secondo semestre 2017 è di 20 milioni di euro. Le risorse per il 2018 ammontano a 42,5 milioni (30 milioni per la stampa quotidiana e periodica, 12,5 milioni per tv e radio locali). «Il tax credit è uno strumento molto potente, con uno degli incentivi più elevati del nostro sistema fiscale», osserva Fabrizio Carotti, direttore generale di Fieg, la Federazion­e italiana editori giornali.

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