Editoria, i decreti che mancano
ROMA All’appello manca il parere del Consiglio di Stato sui decreti attuativi. Un ultimo passaggio tecnico — atteso entro qualche settimana — destinato ad avere effetti sul mercato degli investimenti pubblicitari su giornali, oltre che su radio e televisioni locali. Il provvedimento, ribattezzato Tax Credit pubblicità, ricorda il meccanismo di incentivazione fiscale adottato nel mercato cinematografico. In pratica, per gli investitori pubblicitari è stabilito un credito d’imposta al 75% (sale al 90% se a investire sono Pmi, microimprese e startup innovative), laddove acquistino spazi promozionali o effettuino campagne di comunicazione su quotidiani, periodici, tv e radio locali. «La Tax Credit è un’opportunità perché fa risparmiare il 75% di listino di acquisto della pubblicità su stampa, radio e tv alle imprese che comprano spazi pubblicitari», spiega Giampaolo Letta, vicepresidente di Unindustria. «In altri termini il 75% dell’investimento lo mette lo Stato, quindi pagare 25 ciò che costa 100 per un’azienda, soprattutto per le piccole imprese è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire».
In attesa del Consiglio di Stato, la legge intanto prevede il credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali effettuati già dal 24 giugno al 31 dicembre 2017, la capienza del fondo per il secondo semestre 2017 è di 20 milioni di euro. Le risorse per il 2018 ammontano a 42,5 milioni (30 milioni per la stampa quotidiana e periodica, 12,5 milioni per tv e radio locali). «Il tax credit è uno strumento molto potente, con uno degli incentivi più elevati del nostro sistema fiscale», osserva Fabrizio Carotti, direttore generale di Fieg, la Federazione italiana editori giornali.