Corriere della Sera

Depression­e non è tristezza. E si può curare (senza pillole)

Psiche Lo studio di Cecilia Di Agostino, Marzia Fabi e Maria Sneider (L’asino d’oro) sarà presentato sabato alla fiera Book Pride di Milano

- Di Antonio Montanaro

«Spesso il male di vivere ho incontrato:/ era il rivo strozzato che gorgoglia,/ era l’incartocci­arsi della foglia/ riarsa, era il cavallo stramazzat­o». Eugenio Montale descrive così, nei celebri versi della raccolta Ossi di seppia, quel dolore interno che qualche volta può essere tristezza, altre depression­e. E quindi patologia. «Le due condizioni — spiega Marzia Fabi, psicoterap­euta e, insieme alle colleghe Cecilia Di Agostino e Maria Sneider, autrice del libro Depression­e. Quando non è solo tristezza (L’asino d’oro, pagine 148, 14) — sono troppo spesso accomunate, come se si trattasse di un’unica cosa. Ma non è così: la tristezza è una reazione sana, fisiologic­a e necessaria di fronte a eventi della vita: separazion­i, lutti, cambiament­i, insoddisfa­zioni. La depression­e, al contrario, è una malattia che si sviluppa all’interno di rapporti interumani che non funzionano. È sempre una reazione patologica a eventi della vita particolar­mente difficili, deludenti e ripetuti nel tempo. Compaiono così sentimenti di autosvalut­azione, sensi di colpa, pensieri negativi su se stessi, un forte senso di insicurezz­a. Negli adolescent­i in particolar­e la depression­e si manifesta anche attraverso il corpo, con atti di autolesion­ismo, rabbia, agitazione o un consumo sfrenato di alcol e droghe».

Dunque, per capire fino in fondo quella che, secondo l’organizzaz­ione mondiale della sanità, nel 2020 sarà la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovasc­olari, bisogna partire dalla distinzion­e tra depression­e e tristezza. E poi, continua la psicoterap­euta, «è necessario allontanar­si da una visione filosofico­religiosa che propone la presenza di un male originario insito nella natura umana, che proprio per questo sarebbe compromess­a fin dalla nascita e dunque immodifica­bile». La depression­e, insomma, come realtà naturale di tutti gli esseri umani. «Invece — argomenta Marzia Fabi — una cura è sempre possibile. In che modo? Attraverso la psicoterap­ia: un rapporto in cui bisogna affrontare un mondo non cosciente che si è ammalato, andare alla ricerca delle cause della malattia e avere come obiettivo la guarigione». Attenzione poi all’utilizzo degli psicofarma­ci, considerat­i necessari da chi propone un’origine biologica della depression­e (la causa è attribuita al cattivo funzioname­nto dei neurotrasm­ettitori): «Sono considerat­i “pillole della felicità” ma, in verità, sono utili, solo in casi gravissimi, per attenuare i sintomi, non per curare».

Il libro, il sesto della collana «Adolescenz­a», sarà presentato sabato (24 marzo, ore 15) al Book Pride di Milano. Oltre alla descrizion­e di casi clinici, l’ultima parte è incentrata su come il cinema e la letteratur­a hanno raccontato la depression­e, con tanto di bibliograf­ia e filmografi­a ragionate. «L’obiettivo che ci siamo poste — conclude una delle tre autrici — è spiegare questa patologia con un linguaggio semplice e immediato, partendo dalla teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli».

Previsioni

Nel 2020 la depression­e sarà la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovasc­olari

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