Così funziona la filiera del riuso (e l’italia è un Paese virtuoso)
Siamo tra i migliori in Europa per una forma di raccolta monomateriale
Libri, giornali e scatole per spaghetti hanno in comune l’essere fatti di carta, materiale sempre più spesso proveniente da riciclo. Un segno di civiltà, di rispetto verso la natura e quella materia prima alla base di un settore economico importante.
Solo in Italia, l’industria cartaria fattura 7 miliardi di euro e dà lavoro a 200.000 addetti. «È un settore in espansione e continua a produrre occupazione», dice Piero Attoma presidente del Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli imballaggi a base cellulosica). «Tra pochi mesi entreranno in funzione due cartiere, a Mantova e Avezzano. La prima avrà una capacità produttiva di 500 mila tonnellate all’anno di carta riciclata, la seconda di 200 mila».
Per far conoscere meglio questo prezioso materiale, il Consorzio ha varato la prima edizione del «Mese del riciclo di carta e cartone» e la 17° edizione di «Riciclo Aperto» in cui l’intero ciclo è visibile in cento impianti aperti in tutta Italia. «Un’iniziativa per mostrare agli studenti cosa avviene dopo che in ogni famiglia si è compiuto il semplice gesto di separare carta e cartone» dice Attoma.
I cittadini sono il primo importante anello nella catena del riciclo. Come renderli virtuosi? «Attraverso una corretta comunicazione», dice Francesco Iacotucci, amministratore unico di Asia Napoli, gestore per la raccolta dei rifiuti in Campania.
«Nell’ultimo anno in città sono state raccolte 36mila tonnellate di carta e cartone» quantifica. «Un risultato non casuale. I nostri operatori hanno fatto corsi di formazione sulla raccolta differenziata e sono i primi a fornire spiegazioni agli utenti». Quella in
A Napoli «Nell’ultimo anno sono state raccolte 36mila tonnellate di carta e cartone»
corso a Napoli è una campagna ad ampio raggio. «Non ci rivolgiamo solo ai cittadini, ma anche agli uffici, alle aziende, ai ristoranti e ai B&B e puniamo i più disattenti. Se i sacchi della spazzatura sono fuori regola vengono rimandati al mittente e nessuno si aspetta di vedersi recapitare la propria immondizia. Segue una multa da 50 a 200 euro. Ne facciamo almeno mille per anno».
Molta attenzione è rivolta alle scuole.«non è difficile convincere gli studenti di quanto sia importante riciclare. Spesso però, sono le scuole stesse a non essere ben organizzate. Un esempio positivo arriva dal Liceo Scientifico Giuseppe Mercalli che con il progetto “Buste cestino: riuso e riciclo” è tra i finalisti della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti. Gli studenti portano a scuola le buste di plastica della spesa per collocarle nella “banca del riuso” dove ciascuna classe può prenderle e trasformarle in cestini».
Terminata la raccolta, carta dell’e-commerce ha dato un nuovo impulso alla produzione di imballaggi, «la maggior parte è fatto con cartone riciclato e in questo senso il 2005 per l’italia è stato l’anno della svolta — spiega Montalbetti —. Prima eravamo importatori di carta da macero, necessaria per produrli ora siamo noi a esportarla: un vantaggio per l’industria e l’economia. In Italia inoltre si stanno aprendo nuovi impianti che faranno crescere il fabbisogno annuo di macero di 800mila tonnellate. Materiale che non andrà più all’estero spianando la strada a nuovi business».
Un valore quello della raccolta della carta che si traduce anche nel corrispettivo in denaro che i comuni ricevono da Comieco, oltre 100 milioni di euro nel 2017, e sotto il profilo e cartone riciclati vengono inviati in appositi impianti.
«Separiamo il cartone dalla carta mista e dai rifiuti», dice Giuliano Tarallo, presidente di Unirima (Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri), «gli italiani sono tra i cittadini più virtuosi in Europa grazie a una forma di raccolta monomateriale. Viene recuperato il 98% di quanto riceviamo. Tra Comuni e attività industriali viene raccolto materiale per sei milioni e occupazionale: con 7 miliardi di fatturato l’industria cartaria è parte di una filiera che nel nostro paese «vale» 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti e 680.000 nell’indotto.
La carta va portata in piattaforma, selezionata, lavorata e quindi trasferita in cartiera per essere utilizzata per nuovi prodotti cartari. Una filiera circolare chiusa nel quale il rifiuto torna ad essere materia prima. «Solo nel settore del macero ci sono 30 tipologie diverse — spiega Montalbetti — un gestore è come uno chef, deve comporre maceri di qualità diversa a seconda del tipo di carta da produrre».
Nonostante i grandi risultati c’è ancora del materiale che resta fuori dalla raccolta. «Al sud sono circa 600 mila tonnellate all’anno. Abbiamo già avviato un piano di rafforzamento mezzo di tonnellate annue. Le cartiere italiane ne lavorano oltre quattro milioni e mezzo, il resto viene esportato in Europa e Asia».
La cartiera è l’ultimo anello del processo di riciclo. Il gruppo Reno dei Medici (RDM) ne ha sei, tre in Italia, due in Francia e una in Germania. «Diamo lavoro a 1600 persone», sottolinea l’amministratore delegato Michele Bianchi «il materiale riciclato arriva in balle. Viene disciolto in acqua e attraverso filtri a fessure liberato dalle impurità. Si ottiene una pasta fibrosa che attraverso la fase finale dell’essicazione diventa un sottile foglio di carta».
RDM produce 800 mila tonnellate di carta riciclata «il nostro cartoncino bianco patinato è adatto alla stampa e viene usato per l’imballaggio di prodotti alimentari come pasta, dolci e frutta, ma anche scatole per giocattoli e cosmetici. Quello delle cartiere è un settore che richiede grossi capitali. I costi principali derivano dall’acquisto del materiale, dal consumo di energia elettrica e termica e dagli scarti che non possiamo incenerire. Il futuro? RDM punta sulla competitività, facendo attenzione alla corretta gestione delle risorse naturali ed energetiche e alla ricerca di tecnologie ambientali compatibili».