Per lavare la grande macchia
Divertimento, poca teoria e tanto pallone per cancellare la Svezia
FIRENZE Il divertimento è la prima regola. Bisogna far cantare il pallone, il messaggio che passa sul campetto laterale di Coverciano dove la Nazionale prova a ritrovare la dignità perduta. Gigi Di Biagio si divide: un po’ allenatore, molto psicologo. L’italia riparte ma più che l’argentina, che non battiamo da trent’anni, preoccupa lo stato d’animo del gruppo a 128 giorni dal disastro con la Svezia che ci ha cancellato dal Mondiale.
Superare il trauma è complesso tanto quanto vincere contro quel fenomeno di Messi anche se le due cose, domani sera all’etihad, rischiano di andare a braccetto: 17 dei 26 convocati hanno vissuto i giorni drammatici dello spareggio, 9 degli 11 potenziali titolari domani sera nello stadio di Guardiola quella notte terribile hanno dovuto fare i conti con la propria coscienza. I giocatori, contriti, ne parlano tra di loro, cercando di liberarsi. E il senso di frustrazione, quando si indossa la maglia azzurra, si dilata. «È la macchia più brutta della nostra carriera» racconta Ciro Immobile a Raisport. Una macchia che perseguiterà un gruppo all’infinito: «Ci vorrà un bel po’ per riuscire a cancellarla. Siamo consapevoli di aver fatto una figuraccia», aggiunge Florenzi. Il colpo è stato durissimo «e nelle settimane successive siamo rimasti in contatto tra di noi, rincuorandoci l’uno con l’altro», rilancia Immobile. Ripartire non è facile, soprattutto è un’incognita: «Credo che Buffon sia qui anche per aiutarci a ripartire e non abbatterci. Senza di lui sarebbe stato più difficile. Gigi è una guida dentro lo spogliatoio», racconta il centravanti della Lazio, 34 gol in stagione, ma a secco proprio nelle due partite con la Svezia: «Uno choc», dice.
E allo spirito sta pensando Di Biagio. La terapia d’urto è pallone e divertimento: meno sedute video e più campo, meno musi lunghi e più sorrisi. Anche meno tensioni, meno barriere, meno controlli, persino due allenamenti aperti ai giornalisti come non succedeva da anni. E partitelle Debutto
Gigi Di Biagio, 47 anni, 31 presenze e 2 gol da calciatore in azzurro (Ansa) a due tocchi per migliorare l’intensità e curare l’autostima. «Recuperare palla alti quando la perdiamo», grida il c.t. ad interim. Aggressione immediata sul portatore di palla avversario e chiusure preventive. La filosofia è semplice: giocare nella metà campo degli altri. «Di Biagio e Sarri hanno lo stesso modo di vedere il calcio», confessa Jorginho, che dice di non essersi pentito di aver scelto l’italia a scapito del Brasile.
Il risultato? «A Coverciano è tornato il sorriso», confessa un dipendente del centro tecnico. Di Biagio prova a far tornare azzurro il cielo sopra la Nazionale: lavoro tattico, tecnico, psicologico. Cura i dettagli, si muove bene all’interno delle logiche federali e i giocatori sa come prenderli: con Buffon ha giocato, molti li ha allenati, con gli altri ha cominciato colloqui individuali. Per il discorso introduttivo ha voluto tutti, anche il personale di Coverciano «perché la squadra non è fatta solo da chi va in campo». Il suo mandato scade alla fine di marzo, dopo le sfide con Argentina e Inghilterra, montagne difficilissime da scalare. Ma Di Biagio lavora come se alla guida della Nazionale dovesse rimanerci una vita. Poi sarà quel che sarà.