Corriere della Sera

L’eterna Carolina sorprende se stessa ed è prima nel corto «Carica immensa»

Kostner in testa nel Mondiale a Milano

- Gaia Piccardi

MILANO Sotto la pioggia di orsetti e rose, al centro della vertigine bianca, Carolina è felice. «Quindici anni fa, quando ho cominciato, nessuno seguiva il pattinaggi­o. Vedere il Forum pieno, sentire l’affetto per il mio sport, mi ha dato una carica immensa». The italian veteran, come la definiscon­o i colleghi stranieri, a 31 anni vince il corto al Mondiale, il suo 14° (il primo bronzo di sei medaglie iridate nel lontano 2005, quando trionfava Irina Slutskaya, cioè un paio di ere geologiche fa): domani sera si presenterà sul ghiaccio come favorita all’oro (sarebbe il secondo dopo quello di Nizza 2012). Se non una notizia per cui fermare le rotative, di certo un’impresa non banale.

La Kostner a Milano è precisa come, ahinoi, non è stata all’olimpiade. Tre salti tripli conficcati nella patinoire senza sbavature, registrati nelle loro complesse dinamiche (Carolina è alta 170 cm, più i pattini) a San Pietroburg­o da maestro Mishin, il guru russo che subito dopo la gara vorrebbe riportarla in albergo per non farle disperdere energie e invece lei ha voglia di parlare, eccome, e per una volta non se ne andrebbe più dalla mixed zone. «L’obiettivo era pattinare pulita, poi lasciare le decisioni ai giudici». Gli stessi che, al netto delle imprecisio­ni, avevano pagato poco il corto di Pyeongchan­g: il Mondiale di casa, davanti allo stadio gremito e agli urletti delle fan, è l’occasione giusta per restituirl­e ciò che in Corea le era stato tolto. Alina Zagitova, la bambina mannara che a 15 anni può già definirsi campioness­a olimpica, trasecola Impeccabil­e Carolina Kostner, 31 anni, impegnata sul ghiaccio di Milano nel corto dei Mondiali: l’italiana è in testa alla classifica davanti al punteggio del suo corto: 79,51 punti contro gli 80,27 della Kostner (record personale con primato del mondo sui components) e, soprattutt­o, gli 82,92 del suo stesso corto ai Giochi. «Sono una pattinatri­ce, non un robot — si giustifich­erà —, ero più nervosa qui che all’olimpiade. Ma nulla è deciso».

Ha ragione, Lolita Alina, apparsa un po’ frettolosa nel portare a termine un Cigno Nero ben eseguito ma non abbacinant­e, come se l’effettosor­presa della baby fenomena fosse già in esauriment­o. 76 sono i centesimi di punto che dividono la Kostner dalla Zagitova: in un esercizio che durerà oltre quattro minuti e (Ap)

prevederà 11 salti (6 tripli), i 16 anni di differenza potrebbero favorire la russa che cerca il clamoroso triplete in due mesi (Europeo, Olimpiade, Mondiale). Dietro Carolina e Alina, le altre sono sbiadite, scariche, appannate. Ai saldi di fine stagione, nell’anno tremendo e dispendios­o di Pyeongchan­g, arrivano gambe stanche (la canadese Osmond, bronzo olimpico, quarta), piedi appesantit­i (la giapponese Miyahara, terza a oltre 5 punti dalla Kostner), rossetti sbavati, acconciatu­re scompiglia­te, rimmel che colano. «La gioia di esibirmi in Italia è superiore alla stanchezza e alla pressione» sorride l’azzurra. Mishin è inflessibi­le. «Meno parole, più pattinaggi­o» dice. «No extasia!», nessun entusiasmo, ordina nel suo inglese maccheroni­co. Carolina obbedisce. Ci sarà tempo per parlare, dopo.

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