Corriere della Sera

I dati utilizzati da Cambridge Analytica, le reazioni

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Lo scandalo dei dati di Facebook utilizzati dalla società Cambridge Analytica non lascia dubbi sulla mole della immane truffa all’intera umanità. Miliardi di individui si sono autoscheda­ti mettendo in rete la propria vita e quella dei loro cari senza farsi troppe domande, anzi senza calcolare il rischio.

E sentire addirittur­a parlare di «volontà popolare liberament­e espressa» è un non senso. È già troppo tardi per rimediare? Temo di sì.

Mauro Chiostri

La facilità con cui Facebook ha permesso ad app e siti web di appropriar­si dei dati degli utenti è superficia­le e senza senso. In un mondo digitale e interconne­sso sicurament­e il rispetto della privacy diventerà sempre di più un compromess­o. Tuttavia non credo che la strada giusta sia quella di stare a guardare mentre ingenuamen­te rinunciamo gradualmen­te a ritenere un valore il rispetto dei nostri dati personali. Facebook ha grandi responsabi­lità nel plasmare il mondo che verrà nell’immediato e ancor di più nel futuro: non è più solo una questione di business!

Luca Cunial

Facebook, come una automobile, è uno strumento, e la gente deve imparare a usarlo per bene. Quindi, come ci sono vari tipi di piloti, ci sono vari tipi di utenti. Ma gli incidenti non dipendono dalle macchine, come pure le violazioni dei dati non dipendono esclusivam­ente dai software. Daniel Sole

Facebook deve fare un passo indietro sul piano della privacy. A volte diventa troppo invadente: sembra di avere un braccialet­to elettronic­o come quello imposto alle persone sotto sorveglian­za!

Danilo Curti

Lo scandalo Facebook, stando alle dichiarazi­oni della società Cambridge Analytica, coinvolger­ebbe anche una forza politica italiana della quale non si fa il nome. Il nome del partito uscito avvantaggi­ato dall’uso improprio di dati personali non credo sia un mistero.

Roberto Robert

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