E la base incalza Di Maio
Apre il Parlamento. I forzisti: ticket Romani-giorgetti. Salvini: una Camera vada ai pentastellati
La giornata convulsa dei Cinque Stelle. Con la base che incalza Di Maio. Il leader del Movimento parla con Fico che teme di essere bruciato.
La prova che da oggi affronta il Parlamento per eleggere i vertici delle Camere, per usare le parole del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, «è importante e difficile per molteplici ragioni...». E alla fine di una giornata di trattive caotiche, il M5S, messo alle strette dal centrodestra unito che conferma di puntare su Paolo Romani al Senato, prova a ribaltare il patto delle possibili alleanze e tira fuori dal cilindro un’offerta dell’ultimo minuto per il Pd per «votare Zanda al Senato e Fico alla Camera». Anche se poi a tarda notte, dopo le rassicurazioni di Salvini («Una Camera vada comunque al M5S»), dalla tolda del Movimento di Grillo arriva il contrordine: «Le parole di Salvini sono un buon segnale, nessun piano B con il Pd».
L’altro scenario, che scaturisce sempre dal braccio di ferro tra Berlusconi e Di Maio, vedrebbe eletti due presidenti delle Camere del centro destra: Paolo Romani di FI al Senato e il leghista Giancarlo Giorgetti alla Camera (con l’aiuto del Pd) ma, anche su questo punto che innervosisce i grillini, Matteo Salvini fa sapere che questa ipotesi non è farina del suo sacco. Poi c’è la terza ipotesi che torna alla casella di inzio: il Senato a Forza Italia e la Camera al M5S.
La profezia del presidente Napolitano, il senatore anziano chiamato a presiedere la seduta inaugurale a Palazzo Madama (alla Camera guiderà i lavori il vicepresidente anziano Roberto Giachetti), mostra dunque la sua drammatica attualità. Col passare delle ore, infatti, la tela ordita nelle ultime settimane (al M5S la presidenza della Camera, a FI quella del Senato) si è sfilacciata fino a disintegrarsi. Inizia il centrodestra unito (Berlusconi convoca a Palazzo Grazioli Salvini e Meloni) che mal digerisce il rifiuto di Luigi Di Maio (M5S) di sedersi al tavolo con il Cavaliere: «Il candidato rimane Paolo Romani», è la linea imposta dal Cavaliere a Salvini. A quel punto, i grillini confermano che «Romani è invotabile perché è un condannato per peculato». Poi per riprendere in mano la trattiva che è sfuggita loro di mano chiedono di incontrare i capigruppo.
Appuntamento alle 20 negli uffici del M5S della Camera. Nel frattempo, però, sono successe molte cose tanto da depotenziare, al rango di incontro tra sherpa, il summit in casa grillina. Nel frattempo, dunque, i partiti si sono mossi: 1) il M5S ha rinviato la sua plenaria con Di Maio; 2) Salvini si è innervosito non poco per l’azzardo da pokerista di Berlusconi che ha provocato al reazione dei grillini; 3) Ettore Rosato dice che il Pd «non voterà Romani... però Romani è stato un capogruppo sempre serio e rispettoso».
L’ultima mossa, prima del vertice, tocca a FI: «Di presidenti delle Camere parlano i leader, semmai i capigruppo si occupano delle vicepresidenze». Così quando si siedono, Brunetta e Romani chiedono ancora se «il M5S vuole confrontarsi con Berlusconi». E i grillini rispondono: «Il leader del centro destra è Salvini, siamo disposti a parlare con lui, non siamo disposti a legittimare Berlusconi». Nella notte, poi, inizia il valzer delle rassicurazioni incrociate.
Martina Noi speravamo in un salto di qualità. Il gioco dei veti e dei controveti ha però bloccato tutto Reggente del Pd
Toninelli Abbiamo confermato che Romani non ha i requisiti per la sua candidatura al Senato perché condannato Capogruppo di M5S
Salvini Per rispetto del voto degli italiani, ribadisco che siamo disponibili a dare al M5S una delle due Camere Segretario della Lega
Brunetta I 5 Stelle hanno detto che non vogliono sedersi a un tavolo con Silvio Berlusconi Per noi questo non è accettabile