Corriere della Sera

La gelataia, il leader e il rifiuto di servirgli un cono

- Andrea Senesi

Matteo Salvini

MILANO Il precedente è celebre: nel giugno del ’73 i lavoratori di un autogrill emiliano rifiutano di servire il pranzo al leader missino Giorgio Almirante. La storia, 45 anni dopo, si ripete con un epilogo però diverso. Martedì pomeriggio Matteo Salvini entra nella sua gelateria milanese di fiducia e ordina un cono. Dietro il bancone c’è una ragazza di 20 anni, in prova. Si chiama Nadia Mohammedi, è figlia di un’italiana e di un algerino da

Vado lì da anni, non telefono certo per lamentarmi

sempre in Italia. Di servire il gelato al capo della Lega non ne vuole sapere e manda avanti la collega. «È uno che semina odio, che gioca col razzismo per fini elettorali. È vero: mi sono rifiutata e mi sono messa a fare altro», racconta ora. Nadia si defila ma Salvini non pare nemmeno accorgersi dello sgarbo. L’episodio arriva però all’orecchio della titolare che affronta a muso duro la dipendente in prova: «Qui si serve chiunque, venisse anche Mussolini sei obbligata a essere gentile». Una reprimenda durissima. Nadia si sfila il grembiule e se ne va. Periodo di prova finito (male). La storia viene però rivisitata l’indomani sui social network, dove la mamma di Nadia, in un post poi cancellato, lancia l’accusa gravissima: ci sarebbe una telefonata di Salvini all’origine della reazione della titolare. Tesi smentita sia dal politico che dalla gelateria. «Nessuno ci ha chiamati»,

Nadia Mohammedi

giura Simone, il figlio della proprietar­ia. Il leader della Lega deve intervenir­e in prima persona per replicare alle accuse: «Vado in questa gelateria da anni, per chi votano proprietar­i o lavoratori non mi interessa. Figurarsi poi se telefono a qualcuno per lamentarmi, mai fatto».

La versione dell’accaduto fornita da Nadia non è però così lontana da quella raccontata dalla mamma: «Aggredendo­mi la titolare mi ha urlato

Mio padre vota Salvini, in famiglia sono l’unica di sinistra

che aveva telefonato Salvini lamentando­si del mio comportame­nto. Mi ricordo addirittur­a che lo indicava come “il prossimo premier”. Me ne sono andata per dignità». Le origini c’entrano fino a un certo punto: «Mio papà è un elettore proprio di Salvini, mia mamma è stata assessore di Forza Italia a Corsico. In famiglia l’unica di sinistra sono io».

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