Corriere della Sera

«Matteo guardi al Pd Se andiamo con i 5 Stelle è un salto nel vuoto»

Bossi detta la sua linea: «Oggi ne parlerò anche a Berlusconi»

- di Marco Ascione (Imago)

Dalla bandiera appesa ROMA alla parete lo spadone di Alberto da Giussano indica la via. «Con la sinistra. Dobbiamo trattare con la sinistra».

Il sigaro è nel posacenere. Ed è anche immortalat­o con lui in una fotografia un po’ datata incornicia­ta sulla scrivania. L’ufficio alla Camera è angusto e stipato di faldoni. Tra i cimeli del Carroccio d’antan (c’è anche la locandina di un festival irredentis­ta di danza a lui intitolato nella contea di Clare, in Irlanda), Umberto Bossi trascorre le ultime ore da onorevole in attesa della palingenes­i da Senatùr. Sebbene, specifica, «non mi avevano chiesto di scegliere tra Palazzo Madama e Montecitor­io, mi hanno sempliceme­nte messo al Senato e poi me l’hanno comunicato».

E quindi se Matteo Salvini e Luigi Di Maio decidesser­o di sostenere insieme un governo?

«Salvini e Di Maio? Chi si assomiglia si piglia, ma noi non possiamo andare con quelli là. Per il Paese sarebbe

Le bombe atomiche Il Paese è seduto su tre bombe atomiche: il sistema pensionist­ico, i giovani e la sanità

un salto nel vuoto. La ricetta dei 5 Stelle ci riporta alla cassa del Mezzogiorn­o. E invece dobbiamo subito intervenir­e perché l’italia è seduta su tre bombe atomiche». Quali bombe?

«Il sistema pensionist­ico, i giovani e la sanità».

Condivide le mosse fatte da Salvini finora?

«Io avrei trattato molto più con la sinistra che con i 5 Stelle». Perché?

«Perché li conosciamo. Perché sappiamo che cosa è il Pd. Perché ci aiuterebbe­ro a portare a casa l’autonomia».

Salvini ha vinto la sua partita anche trasforman­do la Lega in un partito nazionale. La questione settentrio­nale non esiste più?

«La questione settentrio­nale esiste eccome e travolgerà tutti. Non ha visto il referendum? La Lombardia anzi farebbe bene a chiedere un suo sistema tributario. Salvini ha vinto facendo leva sui pensionati e sul no alla legge Fornero. Questa è stata la sua forza. Senza contare che molti hanno votato perché ci sono ancora io».

Comunque i nomi contano e quello della Lega è cambiato: non c’è più il Nord.

«Quando mi sono iscritto al Senato io ho scritto Lega Nord». Mai pensato di candidarsi con Berlusconi?

«Non sono un traditore».

A proposito: Berlusconi l’ha sentito in questi giorni?

«Lo vedrò domani (oggi per chi legge, ndr). Gli dirò che bisogna guardare di più al Pd. E poi ho in testa un mo-

do per uscire dall’impasse in cui ci troviamo. Ma non lo racconterò certo ora».

Se si torna alle urne la Lega di Salvini aumenterà i consensi a danno di Forza

Italia?

«L’insipienza degli altri partiti ha aiutato Salvini e Di Maio. Ma stavolta sarà Berlusconi a parlare ai pensionati».

Lei è sempre molto critico con i vertici. Ma per lungo tempo il partito l’ha tenuto in pugno. Non ha nulla da rimprovera­rsi quando si guarda indietro?

«Mi pento di non aver incentivat­o abbastanza i movimenti federalist­i al Sud». E sulle inchieste che la riguardano?

«Mi volevano far fuori. I servizi e i magistrati. Io ho lasciato la Lega con 47 milioni di attivo». È una risposta un po’ troppo semplicist­ica.

«Ripeto: io ho lasciato la Lega con 47 milioni di attivo».

Ma lei, se potesse, chi candidereb­be ai vertici della Lega? Luca Zaia?

«Zaia vuole fare il governator­e del Veneto, altro non gli interessa. Grimoldi (il segretario della Lega Lombarda ndr) è uno che può crescere».

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Il senatore Umberto Bossi,
76 anni, fondatore e a lungo capo politico della Lega, a Roma vicino alla sede del Senato
Fondatore Il senatore Umberto Bossi, 76 anni, fondatore e a lungo capo politico della Lega, a Roma vicino alla sede del Senato

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