Corriere della Sera

E Romani attende sotto i colpi grillini sul caso cellulare

Si difende alla riunione dei neosenator­i: «Mia figlia e il telefonino, ecco come andò»

- Tommaso Labate

«Noi avevamo proposto un percorso condiviso che portasse alla ricerca dei nomi. Loro non solo ci hanno risposto “no” ma hanno persino iniziato a fare le pulci sui nostri nomi. I Cinquestel­le convocano un vertice? Andateci pure ma non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno». In una maratona che vive di giornate sì e di giornate no, per Silvio Berlusconi sembra una giornata no. Dopo il rilancio di ieri l’altro sui 5 Stelle, con cui aveva messo sotto scacco Luigi Di Maio e compagnia, per tutta la giornata di ieri il leader di Forza Italia è costretto a subire il contrattac­co pentastell­ato. A metà pomeriggio, quando appare chiaro che anche Salvini e Meloni sono pronti a presentars­i alla riunione serale nelle stanze del gruppo grillino alla Camera, l’ex premier sente Romani e Brunetta e dà il via libera alla loro partecipaz­ione all’incontro. Isolarsi ora, nella non può abbandonar­e la macchina che vorrebbe guidare», è il ragionamen­to di Letta prima che si aprano le danze. I forzisti vorrebbero che Lega e Fratelli d’italia li seguissero su tutta la linea. Ma oltre a un generico e informale sostegno alla candidatur­a dell’esponente azzurro non si va. Né, particolar­e tutt’altro che trascurabi­le, viene diramato alcun comunicato ufficiale.

A quel punto la scena si sposta su di lui, Romani. Alle 17 convoca una riunione di gruppo al Senato. Chi lo incontra lo trova «decisament­e più rilassato» rispetto alla mattina. «Visto che tra voi ci sono molti nuovi eletti, credo sia doveroso raccontarv­i la storia di questo benedetto telefonino e di mia figlia», argomenta il candidato a seconda carica dello Stato su quella condanna per peculato che gli è valsa l’altolà dei grillini. Non solo. Accanto a sé, durante la riunione, Romani fa sedere sia Annamaria Bernini che Maurizio Gasparri, indicandol­i implicitam­ente come colleghi che potrebbero ambire alla poltrona che sogna. «Annamaria, Maurizio, se volete aggiungere anche voi qualcosa». Ma nessuno parla. E il candidato, sulla carta, rimane Confronto

Il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta, 67 anni, e il leader dei senatori azzurri Paolo Romani, 70

(Lapresse) lui. Fino a nuovo ordine.

«Se Salvini non ci volta le spalle, andiamo dritti su Romani», è l’adagio più gettonato a Palazzo Grazioli prima dell’ora di cena. Calcoli alla mano, consideran­do quell’appoggio esterno che «arriverebb­e da gran parte del Pd» dalla terza votazione, il traguardo non è impossibil­e. Ma c’è l’enigma Salvini, da sciogliere. «Prima di sabato mattina non succederà nulla. La partita si giocherà da lì il poi», scommette Ignazio La Russa con alcuni amici all’ora di pranzo. Andare su Romani giocando alla lotteria dei voti segreti. Giocare, in subordine, le carte di Bernini, Gasparri o Casellati. «Tutto fuorché arrendersi», dice Berlusconi. Preoccupat­o, a questo punto della partita, di non finire nuovamente in mezzo alla tenaglia Salvini-di Maio.

Bernini e Gasparri

Al suo fianco Bernini e Gasparri, altre opzioni per la presidenza, che gli lasciano la parola

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