E Romani attende sotto i colpi grillini sul caso cellulare
Si difende alla riunione dei neosenatori: «Mia figlia e il telefonino, ecco come andò»
«Noi avevamo proposto un percorso condiviso che portasse alla ricerca dei nomi. Loro non solo ci hanno risposto “no” ma hanno persino iniziato a fare le pulci sui nostri nomi. I Cinquestelle convocano un vertice? Andateci pure ma non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno». In una maratona che vive di giornate sì e di giornate no, per Silvio Berlusconi sembra una giornata no. Dopo il rilancio di ieri l’altro sui 5 Stelle, con cui aveva messo sotto scacco Luigi Di Maio e compagnia, per tutta la giornata di ieri il leader di Forza Italia è costretto a subire il contrattacco pentastellato. A metà pomeriggio, quando appare chiaro che anche Salvini e Meloni sono pronti a presentarsi alla riunione serale nelle stanze del gruppo grillino alla Camera, l’ex premier sente Romani e Brunetta e dà il via libera alla loro partecipazione all’incontro. Isolarsi ora, nella non può abbandonare la macchina che vorrebbe guidare», è il ragionamento di Letta prima che si aprano le danze. I forzisti vorrebbero che Lega e Fratelli d’italia li seguissero su tutta la linea. Ma oltre a un generico e informale sostegno alla candidatura dell’esponente azzurro non si va. Né, particolare tutt’altro che trascurabile, viene diramato alcun comunicato ufficiale.
A quel punto la scena si sposta su di lui, Romani. Alle 17 convoca una riunione di gruppo al Senato. Chi lo incontra lo trova «decisamente più rilassato» rispetto alla mattina. «Visto che tra voi ci sono molti nuovi eletti, credo sia doveroso raccontarvi la storia di questo benedetto telefonino e di mia figlia», argomenta il candidato a seconda carica dello Stato su quella condanna per peculato che gli è valsa l’altolà dei grillini. Non solo. Accanto a sé, durante la riunione, Romani fa sedere sia Annamaria Bernini che Maurizio Gasparri, indicandoli implicitamente come colleghi che potrebbero ambire alla poltrona che sogna. «Annamaria, Maurizio, se volete aggiungere anche voi qualcosa». Ma nessuno parla. E il candidato, sulla carta, rimane Confronto
Il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta, 67 anni, e il leader dei senatori azzurri Paolo Romani, 70
(Lapresse) lui. Fino a nuovo ordine.
«Se Salvini non ci volta le spalle, andiamo dritti su Romani», è l’adagio più gettonato a Palazzo Grazioli prima dell’ora di cena. Calcoli alla mano, considerando quell’appoggio esterno che «arriverebbe da gran parte del Pd» dalla terza votazione, il traguardo non è impossibile. Ma c’è l’enigma Salvini, da sciogliere. «Prima di sabato mattina non succederà nulla. La partita si giocherà da lì il poi», scommette Ignazio La Russa con alcuni amici all’ora di pranzo. Andare su Romani giocando alla lotteria dei voti segreti. Giocare, in subordine, le carte di Bernini, Gasparri o Casellati. «Tutto fuorché arrendersi», dice Berlusconi. Preoccupato, a questo punto della partita, di non finire nuovamente in mezzo alla tenaglia Salvini-di Maio.
Bernini e Gasparri
Al suo fianco Bernini e Gasparri, altre opzioni per la presidenza, che gli lasciano la parola