Papà Renzi: «Processi sì, ma non per il cognome» E dai pm resta in silenzio
Il figlio: da quattro anni i miei sotto attacco
Davanti ai magistrati stavolta non ha parlato, Tiziano Renzi. Lo ha fatto, però, a sorpresa, con i giornalisti ai quali, tramite il suo legale, Federico Bagattini, ha consegnato una lettera-sfogo. Una lunga pagina, nella quale il padre di Matteo proclama la sua estraneità a ogni addebito e spiega i motivi con i quali, per la prima volta e insieme alla moglie Laura Bovoli, anche lei raggiunta da un avviso di garanzia per una presunta storia di fatture false, ieri ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Sull’argomento è intervenuto anche il figlio Matteo nella sua e-news di ieri. Scrivendo che «da quattro anni le persone a me vicine sono state oggetto di indagini di vario genere, di vario tipo» e che «fortunatamente non sono molti i casi in cui pubblici ufficiali si rendono protagonisti di una operazione sistematica di falsificazione delle prove».
Ma torniamo alla lettera di Tiziano Renzi. «Urlo con forza la mia innocenza che peraltro nessuno ha mai potuto negare in questi anni — spiega Renzi senior —. Ma dopo quattro anni di processi sui giornali con uno stillicidio di anticipazioni, notizie, scoop senza che mai ci sia un solo responsabile per le clamorose e continue fughe di notizie, adesso dico basta. Sono io che chiedo che si facciano i processi. Ma si facciano nelle aule di tribunale, non sui giornali».
Il padre dell’ex segretario del Pd ed ex premier Matteo, continua poi affermando di avere il dovere di difendere la sua dignità e la credibilità professionale della sua azienda. «D’ora in avanti ho deciso che in tutti i procedimenti in cui sono coinvolto mi avvarrò della facoltà di non rispondere — spiega —. Non ho niente da temere, non avendo commesso alcuno dei reati che mi sono stati contestati. Ma voglio essere processato davanti alla giustizia italiana per ciò che ho fatto, non sui giornali per il cognome che porto».
Tiziano Renzi racconta che da quattro anni, cioè da quando il figlio Matteo è passato da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi, la sua vita professionale e personale «è stata stravolta».
«Dopo anni di onorata carriera, senza alcun procedimento penale mai aperto in tutta la mia vita nei miei confronti — si legge nella lettera — mi sono trovato improvvisamente sotto indagine in più procure d’italia per svariati motivi». E ancora: «Alla veneranda età di 67 anni confesso la mia stanchezza. Ribadisco con forza e determinazione che non ho mai commesso alcuno dei reati per i quali sono stato, e in alcuni casi ancora sono, indagato».
Infine una previsione: «Passerò i prossimi anni della mia vita nei tribunali per difendermi da accuse insussistenti e per chiedere i danni a chi mi ha diffamato. Ma almeno potrò dire ai miei nipoti che la giustizia si esercita nelle aule dei tribunali e non nelle fughe di notizie e nei processi mediatici».
Convocato con la moglie Urlo la mia innocenza e adesso voglio essere giudicato nei tribunali Basta fughe di notizie