Una minaccia alle esportazioni E i mercati si spaventano
La prima risposta concreta è quella delle Borse. Ieri a Wall Street l’indice principale, il Dow Jones, ha chiuso in rosso: -2,9%. Male anche il Nasdaq, il listino tecnologico: -2,4%. Il ribasso ha investito le piazze europee. Da Francoforte (-1,7%) a Milano (-1,8%). L’attacco commerciale di Donald Trump alla Cina destabilizza il mondo di finanza e impresa. Per un motivo molto semplice. Il neoprotezionismo del presidente americano si concentra solo sulla colonna dell’import. Probabilmente perché il suo obiettivo politico è tutelare filiere industriali e territori che costituiscono il nerbo del suo bacino elettorale. Oppure per tatticismo, perché ritiene di poter spingere i concorrenti, la Cina e non solo, a negoziare ragioni di scambio più favorevoli per gli Stati Uniti. C’è un primo ragionamento interno all’economia e alla politica americana. Ci sono alcune imprese che esultano, come la Lockheed Martin afflitta dalla concorrenza aerospaziale cinese, oppure la Whirlpool assillata dai frigoriferi sudcoreani.
I principali esportatori di merce americane in Cina, invece, sono in allarme. Per esempio tutto l’agroalimentare della soia, radicato in Pennsylvania, Kansas, Iowa, Nebraska. Per inciso, tutti Stati dove Trump ha vinto nel novembre 2016. La contabilità della finanza, però, è mondiale. Gli Stati Uniti coprono circa l’11,8% delle esportazioni totali; la Cina il 17%. La guerra commerciale tra Washington e Pechino mette a rischio quasi un terzo delle merci che girano per il globo. Alle misure di Trump seguirà una reazione di Xi Jinping. La grandezza dei numeri dimostra che non sarà una faccenda privata. I contraccolpi sull’economia mondiale sono imprevedibili. Gli organismi internazionali, come il Fmi, avvertono che la crescita complessiva potrebbe essere frenata. L’ex premier canadese Pierre Trudeau, padre di Justin, diceva che essere vicini degli Usa è come dormire nello stesso letto con un elefante. Ora questo vale per tutti i Paesi della Terra. E gli elefanti sono due: Cina e Usa. Le Borse prendono nota.