Quel prof mummificato in casa Il tesoro alla sorella che lo ignorò
Venezia, invisibile e senza amici. Trovato sette anni dopo la morte
del Comune che nel 2013 l’aveva cancellato dai registri, pensando chissaché.
Il fatto è che non aveva amicizie profonde e neppure i rapporti con i parenti erano molto stretti, non al punto da spingerli a verificare perché Baschetti non rispondesse al telefono, per quale motivo non si facesse più sentire. «Con mio fratello non avevo rapporti da almeno dieci anni ma mai avrei immaginato che fosse morto», ha spiegato ai carabinieri la sorella Illiria che pure vive a Venezia, al Lido, dove i due hanno a lungo convissuto con i genitori. Poi lui si è trasferito a Santa Marta, lei si è sposata ed è diventata mamma. Illiria erediterà la casetta veneziana del fratello e il suo conto in banca, circa centomila euro (al netto degli 80 mila accumulati con la pensione). «Collega schivo, introverso, solitario», lo ricordano al liceo Artistico di Venezia dove un tempo insegnava. Laureato in astronomia, Baschetti non aveva moglie né figli. Di lui ricordano la grande passione per l’arte. Dipingeva a pastello e qualche volta esponeva le sue opere di pittore dilettante. Successe nel 2000 alla galleria Benvenuti di San Marco. Ma anche in quel mondo non aveva stretto rapporti importanti. Non era social, non era tracciabile, era un single e viveva con fermezza la sua solitudine. Sul corpo il medico legale non ha trovato segni di violenza. La porta aperta e il portafoglio pieno inducono gli inquirenti a ipotizzare una scena da film horror. Con un ladro che si è introdotto nell’appartamento e si è trovato di fronte a qualcosa di spaventoso tanto da darsela a gambe. Un uomo mummificato, conservato nel tempo grazie ai venti della laguna. La sua vita e la sua morte è forse tutta nelle parole di un’allieva: «Al ritorno dalle vacanze estive il professor Baschetti entrò in aula e ci disse “scusate se faccio fatica a parlare, ma non ho parlato con nessuno per tutta l’estate”».