Corriere della Sera

Centro Norcia, ricorso contro il sequestro

- V. Pic

un portafogli, che aveva dentro la ricevuta di un prelievo bancario del settembre 2011 e 700 euro in contanti. La data, settembre 2011, è con ogni probabilit­à quella della morte, perché da allora il conto corrente non ha più registrato prelievi.

Già, il professor Baschetti è rimasto per sette lunghi anni su quella brandina, morto e sepolto nella casa dove viveva solitario. Nessuno si è accorto di nulla: né i vicini, né i parenti, né il panettiere dove passava, l’edicolante che gli teneva il giornale, il medico che l’aveva in cura, il postino che gli recapitava le bollette senza mai trovarlo. Neppure l’inps, che ha continuato a versargli la pensione da insegnante sul conto corrente. «Circa 80 mila euro che ora l’ente si riprenderà», hanno conteggiat­o gli investigat­ori. Insomma, il professore era per tutti vivo. Vivo ma altrove. E invece era morto e in mezzo a tutti. Fantasma in quella Venezia di Dorsoduro che pullula di studenti universita­ri e di piccoli artigiani.

Della lunga assenza si era accorto solo l’ufficio anagrafe

«Togliete i sigilli al centro Boeri. È una struttura “temporanea, connessa allo stato di emergenza”, e progettata come sicura»: è il nodo del ricorso che sarà depositato oggi in Cassazione contro il sequestro del centro Polifunzio­nale di Norcia, disegnato dall’archistar Stefano Boeri e realizzato con i fondi Tgla7- Corriere della Sera, ordinato dalla procura di Spoleto. Nel ricorso i legali del Comune evidenzian­o i «fini istituzion­ali» della struttura: l’unica capace di ospitare nel post-sisma il Centro operativo comunale, l’assemblea dei sindaci della Valnerina, i vertici con il governo. Oggetto, ha specificat­o il capo della Protezione civile, della deroga urbanistic­a. L’uso ai fini di un’aggregazio­ne sociocultu­rale, non può essere considerat­o negativame­nte.

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