LE NOSTRE NUOVE SFIDE NEI RAPPORTI CON LA CINA
Pochi giorni fa si è chiusa a Pechino l’assemblea annuale del Parlamento cinese. Un nuovo passo verso il «grande sogno di rinascita nazionale» della Cina, un Paese che nel 2017 ha contribuito per più del 30% alla crescita globale; si avvia a raddoppiare nel 2021 i livelli di Pil e di reddito pro capite del 2010; punta alla «piena e diffusa modernizzazione» entro il 2035 e a un sostanziale primato mondiale entro il 2049, anno del centenario della fondazione della Repubblica Popolare. Per la prima volta il presidente Xi Jinping e tutte le altre più alte cariche istituzionali hanno giurato sulla Costituzione secondo una formula che indica come la leadership cinese veda il futuro del Paese socialista: «prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello». Non sono concetti nuovi: ve n’è abbondante traccia nel rapporto del presidente Xi al XIX congresso del Pcc lo scorso ottobre. Sono i principi ispiratori dell’azione governativa, ne orientano le priorità, come è evidente nel XIII Programma quinquennale 2016-20 e ancor più nell’agenda programmatica recentemente presentata dal Primo ministro Li Keqiang. Rispondono, in fondo, alle nuove esigenze della società cinese, che aspira a una crescente qualità della vita, un ambiente più salubre, standard elevati di assistenza sanitaria, educazione, sicurezza alimentare, pianificazione urbana, tempo libero. Priorità che l’italia aveva già individuato con le autorità cinesi nel 2015 grazie all’elaborazione congiunta di «Road to 50», un percorso di collaborazione fino al 2020, anno del 50° anniversario delle relazioni bilaterali e di conclusione del Programma quinquennale.
Un cambiamento d’epoca che pone sfide ma offre anche opportunità all’italia e alle nostre imprese nel quadro di importanti iniziative strategiche avviate dal governo cinese: Belt and Road, grande progetto di connettività eurasiatica che offre interessanti prospettive anche alla nostra portualità; made in China 2025, programma di ristrutturazione
del sistema industriale cinese che punta a trasformare il Paese in una potenza manifatturiera globale di avanguardia aprendo opportunità di collaborazione soprattutto nel settore della meccanica. Nel contesto cinese, ad alto tasso di innovazione, con quasi 800 milioni di internauti, più di 8 milioni di laureati all’anno, di cui un sesto ingegneri, le complementarità con l’offerta produttiva italiana sono molteplici e rilevanti. Una strategia basata sull’offerta di partnership tecnologiche in cambio di accesso al mercato, a condizione di preservare le nostre risorse innovative più preziose, può rafforzare la nostra economia e renderci protagonisti in Cina e, dunque, sullo scenario globale.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato per organizzare in modo sempre più efficiente ed efficace le nostre risorse in Cina e oggi presentiamo un’italia 4.0: un’italia che ha adottato un nuovo metodo basato sull’impegno congiunto di istituzioni e imprese, attraverso un approccio coordinato, condiviso e consapevole. È questo lo spirito con cui nel 2015 abbiamo lanciato un progetto innovativo, ora «best practice» della Farnesina: il «retreat» di Yanqi Lake, raduno informale in maniche di camicia alle porte di Pechino. Organizzato insieme a Ice, Camera di commercio, imprese e Business Forum Italia-cina, il raduno è un momento di dibattito aperto sulle prospettive politico-economiche della collaborazione bilaterale e sulle sfide di questo mercato, con l’obiettivo di trasformarle in opportunità per l’italia. Ogni raduno si conclude con un programma di lavoro di cui verifichiamo insieme alle imprese la realizzazione. Dagli ultimi «retreat» sono nate, ad esempio, missioni di sistema nelle Province cinesi più dinamiche che hanno aperto concrete occasioni di business per il nostro sistema produttivo. A Yanqi Lake tutti i partecipanti stringono un vero e proprio patto sociale per l’azione dell’italia in Cina. Un nuovo approccio che ha già iniziato a dare i primi risultati come ci dicono i dati del 2017: l’export italiano verso la Cina è aumentato del 22% rispetto al 2016 per un valore di oltre 13,5 miliardi di €, dopo alcuni anni di stagnazione.
Come alcuni esperti sostengono, forse «la Cina non è ancora per tutti». Questo è un mercato complesso, con una competizione internazionale agguerrita e l’emergere di concorrenti cinesi sempre più attrezzati. Un mercato in cui bisogna adattare i propri prodotti, che spesso vanno reinventati, identificando i possibili consumatori e costruendovi intorno un’identità e un immaginario. Tuttavia oggi abbiamo una visione, «Road to 50»; un impegno politico-istituzionale, grazie a continui scambi di visite ai massimi livelli e un sistema organizzato di risorse, anche umane e progettuali. L’italia 4.0 è quindi pronta a confrontarsi con le sfide di questa nuova fase del rapporto bilaterale con la Cina e a coglierne le opportunità. Ambasciatore d’italia nella Repubblica popolare cinese