NON C’È CONTINUITÀ TRA I DUE PAPI
Caro Aldo, vedo tanto astio e tanta acredine che va ben al di là delle colpe di mons. Viganò per la diffusione parziale del messaggio di Ratzinger in difesa di Bergoglio e della continuità dei due papi. Lucio Bergamaschi
La guerra fredda tra conservatori e riformisti all’interno del Vaticano si sta scaldando parecchio... Vincenzo Provvisorio Cari lettori,
M onsignor Viganò paga una scelta generosa ma maldestra: non tanto rendere pubblico un documento privato; quanto presentare come un segno di vicinanza tra Benedetto e Francesco una lettera che oggettivamente segna una distanza. In sintesi: il successore chiede una prefazione ai suoi studi di teologia; e il predecessore risponde che no, non può scrivere la prefazione ai «volumetti» per «impegni precedentemente assunti». Non esattamente un attestato di stima e affetto. Ovviamente si può sostenere il contrario, così come si può tentare di salire sugli specchi; prima o poi però si cade.
Non siamo nella mente di Ratzinger, e non guardiamo alle vicende vaticane dalle segrete stanze, ma da piazza San Pietro. Quel che pensi davvero il Papa tedesco del Papa latinoamericano non lo sappiamo. Una cosa però si può dire con chiarezza: la retorica della continuità tra i due pontificati suona sempre più falsa. Non è vero che tra Benedetto e Francesco ci siano solo differenze di temperamento e di stile. Al centro del pontificato del primo c’era la battaglia contro il relativismo etico; Ratzinger è stato un Papa teologo e intellettuale. Francesco è un Papa politico e sociale. Al centro del suo pontificato c’è la questione sociale che la globalizzazione non ha risolto ma sotto certi aspetti esasperato, allargando le forbici delle disuguaglianze tra chi — grazie alla finanziarizzazione dell’economia e alla rivoluzione digitale, quando non al traffico di droga, armi ed esseri umani — ha accumulato ricchezze incommensurabili e chi non ha nulla.