Caccia al tesoro A Montecristo adesso si può
L’isola parco si apre (un po’ di più) al turismo
Quando i venti del nord spazzano via lo scirocco e l’aria si fa così cristallina da trasformarsi in un improbabile teleobiettivo, Montecristo sembra una montagna sorgiva dalle acque. La vedi, in quel tratto di mare tra il Giglio e la Corsica, svettare verso il cielo e signoreggiare sulla vicina Pianosa, piatta e quasi invisibile. Ha qualcosa di magico l’isola più proibita e misteriosa dell’arcipelago toscano, perché anche a distanza di miglia emana bellezza. Così, ammirandola, ti chiedi se un giorno ti sarà possibile sbarcare sulla Cala Maestra e iniziare a camminare tra i profumi di un luogo ancora incontaminato (è riserva integrale) dove è persino vietato fare il bagno.
La risposta è arrivata da pochi giorni ed è positiva. Sì, visitare la riserva integrale di Montecristo sarà più facile e con un po’ di fortuna le lunghissime liste di attesa si ridurranno sensibilmente. L’unione europea ha appena dato l’ok alla richiesta del Parco di raddoppiare gli sbarchi. Fino ad oggi potevano accedere all’isola mille persone l’anno, adesso in via sperimentale il numero sale a duemila. Ma la cosa importante è che è cambiata la filosofia di fruizione di questo piccolo paradiso terrestre. «Non ci saranno più limiti su base annua — spiega Giampiero Sammuri, presidente Federparchi e del Parco dell’arcipelago Toscano — ma giornaliera con la possibilità di decidere aumenti dei visitatori. In più anche i singoli potranno mettersi in nota, mentre fino ad oggi le prenotazioni erano consentite solo ai gruppi».
Gli accessi sono regolamentati dalla Forestale, ma tra poco dovrebbero passare al Parco. Che organizzerà gite guidate attraverso le meraviglie di Montecristo. Come la Villa Reale, residenza di caccia di re Vittorio Emanuele III e l’orto botanico. O i sentieri a picco sul mare color turchese, le spiagge bianche, la fauna e la flora autoctone. E soprattutto sarà possibile percorrere il cammino che s’inerpica verso le rovine dell’antico monastero dedicato a San Mamiliano. Qui, narra la leggenda, si nasconde un tesoro. Reso immortale da Alexandre Dumas che, studiando antichi documenti e raccogliendo leggende e favole di corsari e masnadieri, lo trasformò nell’oro leggendario del Conte.
Ma non c’è solo Montecristo ad aprirsi ai «cacciatori degli scogli perduti». Pianosa, l’ex isola del Diavolo e inferno dei mafiosi condannati al 41 bis, è sempre più visitabile. Si raggiunge dall’isola d’elba (comune di Campo) grazie a un servizio d’imbarcazioni della società Acquavision. Da non perdere le catacombe, reticolo di gallerie e cunicoli del III-IV secolo utilizzate come luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane, ma anche il fortilizio eretto da Napoleone e Cala San Giovanni dove è consentito fare il bagno.
Si possono noleggiare mountain bike, fare snorkeling e persino girare
La nuova filosofia Permessi fino a duemila sbarchi l’anno (prima erano mille). Non solo gruppi, ammessi anche i singoli
parte dell’isola su una carrozza. Una cooperativa, gestita in parte da ex detenuti, gestisce un piccolo albergo con ristorante.
C’è una terza isola toscana, al di fuori dai circuiti turistici classici, da visitare. È Gorgona, ancora oggi colonia penale. I tour iniziano quasi sempre a primavera e proprio in questi giorni si sta perfezionando un accordo tra Regione, Comune e carcere per un collegamento di trasporto pubblico con un’imbarcazione disponibile almeno due volte a settimana.
Gorgona ha una vegetazione straordinaria, è consentito fare il bagno e con le guide esplorare i luoghi più suggestivi come le Maestra, Marcona e Scirocco. E soprattutto la Grotta del Bove Marino rifugiano delle foche monache.