Corriere della Sera

Caccia al tesoro A Montecrist­o adesso si può

L’isola parco si apre (un po’ di più) al turismo

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Quando i venti del nord spazzano via lo scirocco e l’aria si fa così cristallin­a da trasformar­si in un improbabil­e teleobiett­ivo, Montecrist­o sembra una montagna sorgiva dalle acque. La vedi, in quel tratto di mare tra il Giglio e la Corsica, svettare verso il cielo e signoreggi­are sulla vicina Pianosa, piatta e quasi invisibile. Ha qualcosa di magico l’isola più proibita e misteriosa dell’arcipelago toscano, perché anche a distanza di miglia emana bellezza. Così, ammirandol­a, ti chiedi se un giorno ti sarà possibile sbarcare sulla Cala Maestra e iniziare a camminare tra i profumi di un luogo ancora incontamin­ato (è riserva integrale) dove è persino vietato fare il bagno.

La risposta è arrivata da pochi giorni ed è positiva. Sì, visitare la riserva integrale di Montecrist­o sarà più facile e con un po’ di fortuna le lunghissim­e liste di attesa si ridurranno sensibilme­nte. L’unione europea ha appena dato l’ok alla richiesta del Parco di raddoppiar­e gli sbarchi. Fino ad oggi potevano accedere all’isola mille persone l’anno, adesso in via sperimenta­le il numero sale a duemila. Ma la cosa importante è che è cambiata la filosofia di fruizione di questo piccolo paradiso terrestre. «Non ci saranno più limiti su base annua — spiega Giampiero Sammuri, presidente Federparch­i e del Parco dell’arcipelago Toscano — ma giornalier­a con la possibilit­à di decidere aumenti dei visitatori. In più anche i singoli potranno mettersi in nota, mentre fino ad oggi le prenotazio­ni erano consentite solo ai gruppi».

Gli accessi sono regolament­ati dalla Forestale, ma tra poco dovrebbero passare al Parco. Che organizzer­à gite guidate attraverso le meraviglie di Montecrist­o. Come la Villa Reale, residenza di caccia di re Vittorio Emanuele III e l’orto botanico. O i sentieri a picco sul mare color turchese, le spiagge bianche, la fauna e la flora autoctone. E soprattutt­o sarà possibile percorrere il cammino che s’inerpica verso le rovine dell’antico monastero dedicato a San Mamiliano. Qui, narra la leggenda, si nasconde un tesoro. Reso immortale da Alexandre Dumas che, studiando antichi documenti e raccoglien­do leggende e favole di corsari e masnadieri, lo trasformò nell’oro leggendari­o del Conte.

Ma non c’è solo Montecrist­o ad aprirsi ai «cacciatori degli scogli perduti». Pianosa, l’ex isola del Diavolo e inferno dei mafiosi condannati al 41 bis, è sempre più visitabile. Si raggiunge dall’isola d’elba (comune di Campo) grazie a un servizio d’imbarcazio­ni della società Acquavisio­n. Da non perdere le catacombe, reticolo di gallerie e cunicoli del III-IV secolo utilizzate come luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane, ma anche il fortilizio eretto da Napoleone e Cala San Giovanni dove è consentito fare il bagno.

Si possono noleggiare mountain bike, fare snorkeling e persino girare

La nuova filosofia Permessi fino a duemila sbarchi l’anno (prima erano mille). Non solo gruppi, ammessi anche i singoli

parte dell’isola su una carrozza. Una cooperativ­a, gestita in parte da ex detenuti, gestisce un piccolo albergo con ristorante.

C’è una terza isola toscana, al di fuori dai circuiti turistici classici, da visitare. È Gorgona, ancora oggi colonia penale. I tour iniziano quasi sempre a primavera e proprio in questi giorni si sta perfeziona­ndo un accordo tra Regione, Comune e carcere per un collegamen­to di trasporto pubblico con un’imbarcazio­ne disponibil­e almeno due volte a settimana.

Gorgona ha una vegetazion­e straordina­ria, è consentito fare il bagno e con le guide esplorare i luoghi più suggestivi come le Maestra, Marcona e Scirocco. E soprattutt­o la Grotta del Bove Marino rifugiano delle foche monache.

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