Corriere della Sera

E vignaioli I quattro premiati della guida 2018

Bologna, Carletti, Geraci, Geoffroy

- Di Luciano Ferraro

Se il padre era il Re del mosto, lei è la principess­a. Sul palco avrà accanto un uomo che il blasone lo affida al nome del vino, il Nobile. E un architetto che ha salvato dall’oblio una vigna, obbedendo a un ordine impartito con una lettera da Luigi Veronelli. Infine un uomo che gioca in un altro campionato, quello dello Champagne, uno chef de cave famoso quanto un calciatore, con la squadra pronta a ritirare la maglia, quando appenderà il bicchiere al chiodo. Sono i quattro premiati dalla guida «Vini e Vignaioli d’italia», scritta con Luca Gardini, in edicola da oggi con il Corriere

(a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano).

Raffella Bologna. La vignaiola dell’anno. È la figlia del mitico Giacomo, il piemontese di Rocchetta Tanaro che trasformò la Barbera. Da vino per palati poco esigenti, da serate in osteria — come nella canzone di Giorgio Gaber, «Triste con il suo bicchiere di Barbera / senza l’amore a un tavolo di un bar» — a grande rosso. L’azienda si chiama Braida, La Monella e il Bricco dell’uccellone sono le etichette più famose. Raffaella, assieme al fratello Giuseppe, si definisce una «conservatr­ice dinamica». È anche una «brasiliana con la nebbia dentro» secondo la definizion­e che un altro cantante, Bruno Lauzi, diede degli abitanti di Rocchetta dopo aver conosciuto la famiglia Bologna.

Federico Carletti. Il vignaiolo dell’anno. Il paese è quello in cui il regista Luigi Magni ambientò In nome del Papa Re, il film con Nido Manfredi. A Montepulci­ano il Nobile ha radici secolari, lo si ritrova in

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