Tim, si dimettono tutti i consiglieri Con Elliott resa dei conti il 4 maggio
La mossa francese «davanti al tentativo di smantellamento di Telecom Italia»
Vivendi spariglia il gioco e a sorpresa ferma la manovra di Elliott su Tim facendo dimettere i suoi rappresentanti dal consiglio e provocando così la decadenza dell’intero board. Era probabilmente l’unica mossa possibile per difendersi e guastare i piani del fondo, che aveva chiesto di integrare l’ordine del giorno della prossima assemblea, il 24 aprile, con la revoca di sei consiglieri indicati da Vivendi e la sostituzione con altri sei scelti dal fondo Usa. A questo punto la revoca non è più possibile e il board di Tim ha deciso a maggioranza di spostare al 4 maggio l’assemblea dei soci per la nomina di un nuovo consiglio. «Nella veste di presidente di Tim e nell’interesse di tutti gli azionisti — ha detto Arnaud de Puyfontaine al termine della riunione —, voglio affrancare il consiglio dal clima di incertezza che si è creato e che distoglie l’attenzione da quella che è la nostra priorità, cioè la rapida realizzazione del piano strategico di Tim».
Il gruppo francese è stato senza dubbio abile a trovare un modo per uscire dall’angolo, anche se la minaccia di Elliot resta e il confronto è solo rimandato di una decina di giorni. Il fondo Usa dovrà rifare i conti e modificare la propria strategia, oltre che la lista dei candidati al consiglio, che dovrà essere più numerosa se Paul Singer vuole puntare ad avere la maggioranza nel nuovo board.
I consiglieri dimissionari sono il presidente de Puyfontaine, i manager di Vivendi Frédéric Crépin ed Hervé Philippe e le consigliere indipendenti indicate dal gruppo francese Camilla Antonini, Felicité Herzog, Marella Moretti e Anna Jones. Ieri si è dimesso anche il vicepresidente Giuseppe Recchi che ha contestualmente rimesso le deleghe su Security e Sparkle. Come previsto il board le ha assegnate a Franco Bernabè, già presidente e due volte amministratore delegato di Tim, che assume la carica di vicepresidente esecutivo, perdendo la qualifica di «indipendente». Il passo indietro di 8 amministratori su 15 comporta da Statuto l’automatica decadenza dell’intero board, che sarà effettiva dal 24 aprile. Questo significa che a presiedere entrambe le assemblee sarà il vicepresidente Bernabé. A meno che non intervengano altre novità.
La decisione di azzerare il consiglio e procedere alla nomina di un nuovo board è stata discussa a lungo. I consiglieri delle minoranze indicati da Assogestioni hanno contestato la mossa di Vivendi, facendo mancare poi il loro voto alla delibera sulla convocazione dell’assemblea del 4 maggio, passata a maggioranza. La discussione in consiglio potrebbe anche avere una coda. Nella nota diffusa da Tim al termine viene fatto presente che «il collegio sindacale si è riservato di procedere autonomamente all’integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile 2018 ai sensi dell’art. 126-bis, quarto comma del Tuf». I sindaci, da quanto si è saputo, hanno sollevato dubbi sulla manovra francese e sulla decisione di riconvocare l’assemblea. Decisione assunta dai consiglieri che contestualmente hanno comunicato l’intenzione di dimettersi. E la Consob avrebbe acceso un faro.
Dunque tutto si giocherà il 4 maggio e a questo punto è difficile fare previsioni. Vivendi, come si è visto, difenderà la propria posizione fino all’ultimo, ma anche Elliott cercherà di giocare al meglio le proprie carte e anche se ora i margini si riducono Paul Singer non è certo uno sprovveduto.