I David su Rai 1 ? A metà strada tra Los Angeles e Sanremo
M ai avrei immaginato che il grande e generoso Steven Spielberg fosse intervistato da Carlo Conti. È come quando da bambino ti rompono un giocattolo per cattiveria, è come un sogno che svanisce bruscamente, è come se uno della nazionale cantanti giocasse con Messi o CR7. Per finire in prima serata su Rai 1, il cinema italiano (immagino senza neanche tanti sforzi) si è dovuto carlocontizzare. Del resto i David di Donatello, gli Oscar de’ Noantri, hanno vissuto stagioni anche peggiori. Qui eravamo a metà strada fra Los Angeles e Sanremo. Più di qui che di là.
Del resto, da quando ho scoperto che la iena Dino Giarrusso è membro a vita della giuria dei David (ma basta leggere sul sito del premio il lunghissimo elenco dei votanti per farsi un’idea della festa), ho avuto modo di porre alcuni paletti, tipo guardrail. Inutile perciò chiedersi perché la tv italiana abbia smarrito il senso del tempo; perché si dilunghi, procrastini, tardi; perché gli autori, persino davanti a Spielberg, scrivano domande tanto banali. Va bene così, con il promo della prossima edizione de La corrida, che ci spiega tutto. Molto spazio è stato lasciato alle donne sul palco. Paola Cortellesi ha letto un elenco che gira anonimo in rete dal 2004 sui cambiamenti semantici di certe parole, se declinate al femminile («ammiccano alla prostituzione»), poi sono salite sul palco Jasmine Trinca, Giovanna Mezzogiorno, Isabella Ragonese, Claudia Gerini, Serena Rossi e Sonia Bergamasco che hanno ripetuto la frase che spesso ritorna quando le donne sono vittime di violenza: «Se l’è cercata!».
Menzione speciale a Stefania Sandrelli (che se avesse ripetuto la frase che le fanno dire in quel capolavoro di Antonio Pietrangeli, Io la conoscevo bene, «Non so, speriamo», sarei corso a Roma a baciarla) e a Diane Keaton, il cui coraggio vestimentario è degno dei film di Woody Allen (quando si dice «vestire le nevrosi»).