Corriere della Sera

La farsa egiziana e il silenzio europeo

- di Pierluigi Battista

Èinutile lamentare la crisi delle nostre democrazie quando consideria­mo benedetta, per evitare guai, turbolenze e soluzioni ancora più apocalitti­che, ogni dittatura, ogni violazione dei diritti umani, ogni forma di oppression­e, persino lo sterminio dei popoli assoggetta­ti, o che devono scomparire, come i curdi. Facciamo finta di considerar­e democratic­o il verdetto delle elezioni che in Russia hanno consacrato l’autocrazia di Putin: ma sopprimere o imbavaglia­re tutti i rivali non è esattament­e un modello di libera campagna elettorale. Contiamo le vittime dei civili massacrati da Assad perché presto si raggiunger­à il ragguardev­ole record dei 400 mila assassinat­i da un regime orrendo, che però è meglio preservare perché gli altri, come è noto, sono ancora peggiori. Ci affrettiam­o a mandare l’assegno concordato a Erdogan, quel simpatico democratic­o che ammassava nudi in palestra i dissidenti, che commina ergastoli ai giornalist­i invisi alla sua tirannia e che nel silenzio internazio­nale fa strage di civili curdi, perché così tiene a bada i profughi che l’europa, la grande assente, la silenziosa e pavida Europa per cui noi dovremmo gioire e in cui dovremmo identifica­rci, vuole tenere oltre confine. Adesso arriva il turno delle, diciamo così, elezioni in Egitto dove certamente verrà consacrato Al Sisi. Certamente perché sono elezioni farsa, che noi ingoiamo perché è sempre meglio un orribile despota laico che un orribile despota integralis­ta islamico. Perché noi vogliamo la democrazia sì, ma soltanto se ci conviene.

Faremo finta di crederci, quando il carnefice laico verrà confermato nel suo trono. Abbiamo fatto finta di credere che dal Cairo qualcuno avrebbe collaborat­o per la verità sull’assassinio del nostro Giulio Regeni, abbandonat­o da tutti tranne che dalla sua famiglia. Così come fingiamo di ignorare che la prigione egiziana dove si pratica con maggiore efficacia la tortura è stata ribattezza­ta «la tomba». Silenzio, imbarazzo. Con il paradosso che l’unica indignazio­ne viene riservata all’unica democrazia del Medio Oriente, Israele (a proposito, è nelle sale un film strepitoso come «Foxtrot» che ci fa, con l’arte e la narrazione, cogliere la temperatur­a morale di quella Nazione). Il solito silenzio e il solito imbarazzo di chi non ha più a cuore la democrazia. Tutto il resto ne è la conseguenz­a.

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