Via cento diplomatici russi
Guerra delle spie, l’affondo di Ue e Usa. L’italia ne espelle 2. Salvini: errore
La decisione per solidarietà a Londra su Skripal. Mosca annuncia la rappresaglia
Linea dura della Ue contro Mosca. Espulsi un centinaio di diplomatici russi. L’italia ne ha allontanati due. Salvini: un errore. La decisione dopo l’avvelenamento della ex spia russa Skripal e della figlia lo scorso 4 marzo a Salisbury.
Sessanta diplomatici WASHINGTON russi espulsi, chiusura del consolato di Seattle. La mossa di Donald Trump è più pesante del previsto. Il presidente americano si schiera con gli alleati europei, in risposta all’avvelenamento con il gas nervino dell’ex spia Sergej Skripal e di sua figlia, il 4 marzo scorso a Salisbury, in Gran Bretagna.
I governi alleati avevano concordato di agire ieri tutti insieme: 16 Paesi Ue hanno deciso di allontanare 33 rappresentanti del Cremlino. Due l’italia, quattro ciascuno Francia, Germania, tra gli altri. Quattro anche la Polonia che manda via addirittura l’ambasciatore a Varsavia, Sergej Andreev. Lo schieramento comprende Canada, 4 espulsioni, Ucraina, 13, Albania, 2, Norvegia, 1. In totale, ma il conteggio è ancora provvisorio, sono almeno 113 le «persone non grate», più le 23 già identificate dal Regno Unito. Difficile immaginare una risposta più compatta e corale. La premier britannica Theresa May ha incassato il successo politico-diplomatico intervenendo alla Camera dei Comuni: «È la risposta a una minaccia comune, non solo un segno di solidarietà. La Russia non è riuscita a dividere gli alleati».
In Italia la decisione del governo guidato da Paolo Gentiloni non è piaciuta al leader della Lega, Matteo Salvini.
Ma la posizione di uno dei vincitori nelle elezioni del 4 marzo non trova grandi sponde nel campo occidentale. Negli Stati Uniti Trump è costantemente accusato di avere un atteggiamento troppo remissivo nei confronti di Vladimir Putin. E su ogni sua iniziativa nei confronti di Mosca grava l’ipoteca dell’inchiesta condotta dal super procuratore Robert Mueller sul Russiagate, cioè l’ipotesi di collusione tra il comitato elettorale di Trump e il Cremlino. Questa volta, però, c’è poco spazio per discussioni: il provvedimento, come osserva per esempio il New York Times, è una frustata da Guerra Fredda. Giusto per avere un termine di paragone: nel dicembre 2016, poco prima di lasciare lo Studio Ovale, Barack Obama ordinò l’espulsione di 35 rappresentanti russi.
La Casa Bianca continua a lavorare all’idea di un faccia a faccia, anche a breve, tra «The Donald» e «Vladimir». Ma nello stesso tempo segue le indicazioni dell’intelligence e concede solo sette giorni di tempo per fare le valigie ai russi e alle loro famiglie, compresi 12 funzionari distaccati all’onu e identificati come agenti dei servizi segreti di Mosca. Come loro ce ne sarebbero altri 100 sparsi sul territorio, secondo le informazioni in mano al controspionaggio americano.
Per l’amministrazione di Washington, dunque, non è solo una questione di appoggio alla Gran Bretagna. Il 15 marzo scorso il ministro del Tesoro Steven Mnuchin aveva sanzionato 19 cittadini russi, accusando direttamente i vertici dei servizi segreti militari russi ed Eugeny Prigozhin, uno degli oligarchi più vicini a Putin, di «aver inquinato la campagna elettorale del 2016» e «di aver condotto attacchi informatici devastanti contro infrastrutture strategiche degli Stati Uniti». Inoltre l’intelligence non vuole correre rischi in vista delle elezioni di midterm nel novembre prossimo, rinnovo della Camera e di un terzo del Senato.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, accusa i britannici di non aver alcuna prova sul caso Skripal e condanna «le provocazioni» degli americani. Il Cremlino adotterà «contromisure immediate», cioè procederà, a sua volta, all’espulsione di diplomatici occidentali. A breve è atteso l’intervento dello stesso Putin.