Corriere della Sera

Foglia di Fico

- di Massimo Gramellini

Gli italiani sono malevoli e diffidenti. Si ritrovano alla presidenza della Camera un francescan­o che rinuncia all’indennità di funzione e a parte dello stipendio da parlamenta­re (l’indennità di finzione). E invece di accendere un cero a San Casaleggio & Associati, lo crocefiggo­no sui social perché ieri è andato a lavorare in autobus. A me la notizia è sembrata confortant­e. Intanto significa che è riuscito a salirci, pure con tutta la scorta. E soprattutt­o che Fico è arrivato a destinazio­ne senza incagliars­i nella melma di lamiere che circonda Montecitor­io. Ma i suoi critici non sono mai contenti. Sostengono che la terza carica dello Stato rappresent­a un obiettivo sensibile e che la sua presenza metterebbe a rischio gli altri passeggeri. Più dei borseggiat­ori? Fico andrebbe lodato. E non solo perché, nella sua posizione, chiunque altro si sottrarreb­be all’ordalia dei mezzi pubblici, ma per la rapidità della conversion­e. Secondo un sito di esegeti dello scontrino, tirendicon­to.it, nei cinque anni trascorsi a Roma da parlamenta­re semplice ha speso quasi ventimila euro in trasporti. Taxi, per lo più. Appurato che da tre giorni i taxi lo mettono a disagio, cresce l’ansia per i suoi spostament­i futuri. Se a Roma può risolvere tutto con l’atac (auguri), per gli incontri internazio­nali ricorrerà al car sharing? Voglio almeno rassicurar­e gli autisti della Camera che avrebbero dovuto occuparsi di lui. Riceverann­o il reddito di cittadinan­za.

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