Corriere della Sera

Spunta la carta Frattini per un governo di «tregua»

- di Maria Teresa Meli

Silvio Berlusconi nell’intervista al Corriere non ha escluso che alla fine si possa approdare a un governo istituzion­ale. O, come è stato già ribattezza­to, un «governo di tregua». Ma è chiaro che nella sua logica a guidare un esecutivo siffatto dovrebbe essere un esponente della coalizione che ha ottenuto più consensi, cioè il centrodest­ra. C’è un nome che corrispond­e a questo identikit. Quello di Franco Frattini.

Classe 1957, due volte ministro degli Esteri di Berlusconi, ex commissari­o Ue, presidente di sezione del Consiglio di Stato, Frattini è vicino al Cavaliere ma ha tenuto buoni rapporti con la Lega. Anche perché due dei suoi cavalli di battaglia con l’europa sono la revisione del Fiscal Compact e del Trattato di Dublino. Frattini recentemen­te ha avuto parole di apprezzame­nto sulla flat tax e la gestione dell’immigrazio­ne. Frattini, inoltre, fanno notare nel centrodest­ra, ha buoni rapporti con Mosca. Per sua stessa ammissione: «Ho ottime relazioni con le autorità russe».

Il suo nome ha preso a circolare negli ultimi due giorni nei palazzi della politica. Ogni volta che è stato tirato in ballo, l’ex ministro ha sempre dichiarato: «Chi serve le istituzion­i viene chiamato, non si propone». È ovvio che il «governo di tregua» dovrebbe passare anche per una forma di coinvolgim­ento del Pd, che però finora ha seguito la linea dell’opposizion­e impostata da Renzi.

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