Corriere della Sera

«Non è un episodio Da anni ci sentiamo insicuri in Francia»

Il portavoce della comunità ebraica, Kalifat: «Se è un crimine d’odio, tutti devono sapere»

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«Gli assassini stavolta erano due, è più difficile accreditar­e l’azione di uno squilibrat­o. Abbiamo qualche problema con l’ipotesi della follia: un anno fa Sarah Halimi, ebrea, madre di tre figli, medico in pensione, venne gettata ancora viva dal balcone del suo appartamen­to da un terrorista che gridava “Allah è grande”. Per undici mesi si parlò di un problema psichiatri­co. Solo pochi giorni fa il giudice ha riconosciu­to l’antisemiti­smo di quel gesto».

Nella sede del Crif (Consiglio rappresent­ativo delle istituzion­i ebraiche di Francia) il presidente Francis Kalifat spera in una reazione decisa della società francese. Dopo l’omicidio venerdì di Mireille Knoll, Kalifat ha incontrato Emmanuel Macron. Il 7 marzo, in occasione della cena di gala annuale del Crif, il presidente della Repubblica aveva già criticato le reticenze dei magistrati sul caso Halimi. Stavolta non si è perso tempo.

Perché è importante che l’omicidio di Mireille Knoll venga riconosciu­to come «antisemita»?

«Perché, se lo è, bisogna dirlo. Tutti devono sapere. Da anni gli ebrei si sentono meno sicuri in Francia e partono per Israele o per altri Paesi. Oggi siamo intorno alle cinquemila partenze l’anno, in diminuzion­e dopo il picco seguito all’attentato al supermerca­to kasher, ma è sempre il doppio del normale. C’è sollievo per il riconoscim­ento del carattere antisemita dell’omicidio di Mireille Knoll, ma provo collera e inquietudi­ne che una simile barbarie possa accadere, in Francia, nel 2018».

Come reagisce la comunità ebraica?

«Invitiamo tutti i cittadini a una grande marcia silenziosa, domani alle 18. Partiremo da Place de la Nation e arriveremo fino davanti a casa di Mireille Knoll, avenue Philippe Auguste, per deporre dei fiori. Speriamo che questa volta i francesi non lascino soli i concittadi­ni ebrei».

A colpire non è un folle

Gli assassini erano due: più complicato accreditar­e l’azione di uno squilibrat­o

È successo in passato?

«Gli attentati hanno colpito all’inizio i simboli della Francia. I militari a Montauban, la libertà di espression­e con i giornalist­i di Charlie Hebdo,e gli ebrei, a Tolosa e a Vincennes. Gli ebrei non sono forse propriamen­te simboli della Repubblica ma hanno il ruolo di sentinelle, allertano sui pericoli. I primi attentati non hanno toccato la Francia nella sua globalità ma solo alcune categorie. E noi ebrei ci siamo sentiti isolati nel nostro stesso Paese, e abbandonat­i. Abbandonat­i non dai poteri pubblici, che ci hanno sempre manifestat­o solidariet­à, ma dai nostri compatriot­i, che si sono comportati come se quel che succedeva agli ebrei non li riguardass­e».

Di che cosa si nutre il nuovo antisemiti­smo?

«A quello tradiziona­le dell’estrema destra si somma l’antisemiti­smo di una minoranza di giovani musulmani, nelle periferie ma anche dentro Parigi, che consideran­o gli ebrei colpevoli di tutti i mali, e anche della loro esclusione sociale».

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