«Giraffe, gioielli e violenze La mia storia con Escobar»
L’ex reporter Vallejo racconta gli anni al fianco del re dei narcos
Lei era una donna delle borghesia colombiana dedita a tessere relazioni altolocate. Lui era un bandito, figlio di un contadino e di una maestra, che aveva iniziato la sua carriera di delinquente trafugando lapidi. Virginia e Pablo, la giornalista e il re dei narcos. «Ma la prego non racconti la nostra storia secondo lo stereotipo della bella e la bestia», dice Vallejo al Corriere.
L’occasione è l’uscita in Italia di Amando Pablo, Odiando Escobar (edizioni Giunti), autobiografia dettagliatissima che ripercorre la storia intrecciata da Vallejo con il capo del cartello di Medellin.
I due si conoscono a Nápoles, l’hacienda che Escobar ha trasformato in uno zoo di animali esotici. Ed è lì, tra i colli alti delle giraffe e gli svolazzi griffati Chanel che nasce l’attrazione. Lui la soggioga, la manipola, la utilizza per i suoi disegni politici e la ricopre di gioielli. Lei sta al gioco. «Ma non l’ho mai fatto per denaro», ci tiene a precisare. Virginia dice di essere stata attratta più dalla possibilità di osservare un uomo così ricco e potente da vicino. «Mi piaceva anche il suo piano di rubare ai ricchi per dare ai poveri».
Nonostante la leggenda Escobar non è certo Robin Hood e Virginia lo scopre presto a suo spese. «Una delle sue favorite, Wendy, era rimasta incinta e se ne vantava. Lui mi raccontò di averla trascinata da un veterinario che le praticò un aborto senza anestesia». Anche Virginia non viene risparmiata dalla furia: dopo averla scoperta a intrattenere relazioni con uomini suoi rivali in affari, Escobar la attira in uno dei suoi nascondigli e la violenta. Ma lei, la «princesa» della tv colombiana, non lo abbandona Sopra Virginia Vallejo e Pablo Escobar. A destra Vallejo, oggi 69enne, in un ritratto. A sinistra, Javier Bardem e Penélope Cruz ne nemmeno a quel punto. E a chi le chiede come abbia potuto farsi sopraffare e umiliare a tal punto, risponde che «voleva vedere come sarebbe andata a finire questa storia».
Vallejo ed Escobar si incontreranno in tutto «duecentoventi volte, ottanta delle quali circondati da amici, fan o guardie del corpo», tra le scenate di gelosia della moglie Tata e i tentativi della famiglia di allontanarla, preoccupati dell’influenza che la giornalista sta acquistando su El Patrón. Intanto Escobar piazza bombe, ruba, ammazza e distrugge l’economia del Paese.
Quando a fine 1993 la corsa di Pablo finisce sui tetti di Medellín, l’atmosfera intorno a Virginia è sempre più tesa, sa e ha visto troppo e le porte dei è appena uscito in Italia (edito da Giunti)
● Racconta la relazione tra una reporter e Pablo Escobar, narcotrafficante colombiano salotti della Colombia che conta le si chiudono in faccia. Nel 2006 decide di collaborare con la Dea. Sbarca a Miami con «sette valigie Gucci e Vuitton piene zeppe di vecchi Valentino, Chanel, Armani e Saint Laurent». Testimonia contro Alberto Santofimio Botero, mandante dell’omicidio di Luis Carlos Galan, candidato alla presidenza ucciso da Escobar nel 1980. Così ottiene asilo negli Stati Uniti, dove attualmente vive. L’anno successivo scrive il suo primo libro. Poi, vende i diritti del manoscritto a Javier Bardem che ci fa un film — Il Fascino del male, in uscita in Italia il 19 aprile — in cui lei è interpretata da Penélope Cruz. «Non l’ho ancora visto», sottolinea Vallejo. «Ma spero sia meglio di tutta la spazzatura che è uscita finora».
Serie, film, sceneggiati tv, il narcotraffico ormai non è redditizio solo per chi lo pratica ma anche per chi lo racconta. «Pensi che Kate del Castillo (l’attrice messicana che con Sean Penn ha intervistato El Chapo, facendolo scoprire, ndr) mi ha letteralmente supplicato di poter sceneggiare il mio libro. Ma io ho aspettato, volevo una produzione internazionale».
Oggi Virginia è una signora di 69 anni, tiene ancora molto al suo aspetto, non ha avuto figli e si irrita parecchio se qualcuno tenta di contraddirla. Sostiene di non avere rimpianti. «Se non avessi incontrato Pablo, oggi sarei una di quelle vecchie giornaliste che girano per Miami e sono acide con le giovani. Forse mi è andata meglio così».