Il Cnr punta su Napoli per il progetto del super microscopio
Più di trecento milioni da impegnare per la realizzazione di grandi infrastrutture scientifiche. Di questo si tratta. E saranno sette su diciotto i progetti che il Miur, il ministero competente, ha affidato, come capofila, al Cnr. Tra quelli in griglia di partenza, c’è «Eurobioimaging», il progetto che prevede anche il più potente criomicroscopio mai messo a disposizione dei ricercatori in Italia. Riuscirà a penetrare i misteri dell’infinitamente piccolo, a farne «vedere» la struttura molecolare, e a dare una potente accelerata alla ricerca multinazionale nelle scienze della vita. Il nuovo criomicroscopio italiano avrà sede a Napoli, e Massimo Inguscio, presidente del Cnr, è stato ben attento a scegliere il luogo e il momento giusto per l’annuncio. «A chi mi chiede qual è il futuro del Cnr rispondo sempre che è il suo passato», ha esordito. Ed ecco spiegato perché. Inguscio ha parlato nell’ex Olivetti di Pozzuoli, lì dove, sul finire degli anni Cinquanta, i «piemontesi» incontrarono i «napoletani» per una nuova unità nazionale nel segno dell’innovazione tecnologica; dove Ottiero Ottieri, allora dipendente dell’azienda di Ivrea, ambientò il suo «Donnarumma all’assalto»; e dove l’industrializzazione del Mezzogiorno partì con la vittoria del senso civico sulle spinte assistenzialistiche: Donnarumma era un protocamorrista che pretendeva l’assunzione comunque e «a prescindere». In questa struttura, che ancora oggi è considerata un simbolo dell’architettura sociale, oggi ha sede l’istituto di chimica biomolecolare del Cnr, un’eccellenza mondiale. Esattamente cinquanta anni fa — ieri si celebrava appunto la ricorrenza — Rodolfo Nicolaus, scopritore della melanina, al tempo di grandi pionieri scientifici come Paolo Corradini e Eduardo Caianiello, in un modesto appartamento di periferia, e riservando per sé uno studio di cinque metri quadrati, fondò il nucleo di lavoro da cui tutto ebbe inizio. «Quella scelta traduceva in fatto concreto l’intuizione di Vito Volterra, fondatore del Cnr, che immaginò per il Paese un centro di studi senza barriere disciplinari. Saperi diversi, energie giovani, esperienze consolidate: tutto doveva convergere a vantaggio della ricerca». È lo stesso spirito con cui si lavora ai sette nuovi progetti del Cnr. Nasceranno infrastrutture, non singoli impianti. Prenderà forma una rete internazionale di ricerca. Come nel progetto «E-rihs» che mette insieme scienze «dure» e umanistiche con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, naturale e archeologico. E molti nodi di questa rete saranno collocati nel Mezzogiorno. «Che così — ha concluso Inguscio — sarà sempre più, al centro del Mediterraneo, un valore per l’europa».
@mdemarco55
L’investimento
Più di 300 milioni per realizzare grandi infrastrutture, e sette iniziative su 18 affidate dal Miur al Consiglio nazionale delle Ricerche
Il presidente
L’idea di una rete internazionale d’eccellenza: «In questo modo il Mezzogiorno sarà sempre di più un valore per l’europa»