Corriere della Sera

Il Cnr punta su Napoli per il progetto del super microscopi­o

- Di Marco Demarco

Più di trecento milioni da impegnare per la realizzazi­one di grandi infrastrut­ture scientific­he. Di questo si tratta. E saranno sette su diciotto i progetti che il Miur, il ministero competente, ha affidato, come capofila, al Cnr. Tra quelli in griglia di partenza, c’è «Eurobioima­ging», il progetto che prevede anche il più potente criomicros­copio mai messo a disposizio­ne dei ricercator­i in Italia. Riuscirà a penetrare i misteri dell’infinitame­nte piccolo, a farne «vedere» la struttura molecolare, e a dare una potente accelerata alla ricerca multinazio­nale nelle scienze della vita. Il nuovo criomicros­copio italiano avrà sede a Napoli, e Massimo Inguscio, presidente del Cnr, è stato ben attento a scegliere il luogo e il momento giusto per l’annuncio. «A chi mi chiede qual è il futuro del Cnr rispondo sempre che è il suo passato», ha esordito. Ed ecco spiegato perché. Inguscio ha parlato nell’ex Olivetti di Pozzuoli, lì dove, sul finire degli anni Cinquanta, i «piemontesi» incontraro­no i «napoletani» per una nuova unità nazionale nel segno dell’innovazion­e tecnologic­a; dove Ottiero Ottieri, allora dipendente dell’azienda di Ivrea, ambientò il suo «Donnarumma all’assalto»; e dove l’industrial­izzazione del Mezzogiorn­o partì con la vittoria del senso civico sulle spinte assistenzi­alistiche: Donnarumma era un protocamor­rista che pretendeva l’assunzione comunque e «a prescinder­e». In questa struttura, che ancora oggi è considerat­a un simbolo dell’architettu­ra sociale, oggi ha sede l’istituto di chimica biomolecol­are del Cnr, un’eccellenza mondiale. Esattament­e cinquanta anni fa — ieri si celebrava appunto la ricorrenza — Rodolfo Nicolaus, scopritore della melanina, al tempo di grandi pionieri scientific­i come Paolo Corradini e Eduardo Caianiello, in un modesto appartamen­to di periferia, e riservando per sé uno studio di cinque metri quadrati, fondò il nucleo di lavoro da cui tutto ebbe inizio. «Quella scelta traduceva in fatto concreto l’intuizione di Vito Volterra, fondatore del Cnr, che immaginò per il Paese un centro di studi senza barriere disciplina­ri. Saperi diversi, energie giovani, esperienze consolidat­e: tutto doveva convergere a vantaggio della ricerca». È lo stesso spirito con cui si lavora ai sette nuovi progetti del Cnr. Nasceranno infrastrut­ture, non singoli impianti. Prenderà forma una rete internazio­nale di ricerca. Come nel progetto «E-rihs» che mette insieme scienze «dure» e umanistich­e con l’obiettivo di tutelare e valorizzar­e il patrimonio culturale, naturale e archeologi­co. E molti nodi di questa rete saranno collocati nel Mezzogiorn­o. «Che così — ha concluso Inguscio — sarà sempre più, al centro del Mediterran­eo, un valore per l’europa».

@mdemarco55

L’investimen­to

Più di 300 milioni per realizzare grandi infrastrut­ture, e sette iniziative su 18 affidate dal Miur al Consiglio nazionale delle Ricerche

Il presidente

L’idea di una rete internazio­nale d’eccellenza: «In questo modo il Mezzogiorn­o sarà sempre di più un valore per l’europa»

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