Corriere della Sera

NON CAMBIATE CASACCA E DIFENDETE LA LIBERTÀ DEL PARLAMENTA­RE

- di Antonio Polito

Ieri tutti i parlamenta­ri hanno scelto i gruppi cui aderire. C’è da sperare che ci abbiano pensato bene, e che considerin­o la loro iscrizione non come un atto burocratic­o ma come un impegno anche morale. Presto infatti la loro lealtà potrebbe essere messa a dura prova dalle tentazioni della politica, soprattutt­o in un Parlamento nel quale maggioranz­a e minoranza non sono precostitu­ite e che appare destinato a una certa fluidità. Il primo appello a deputati e senatori della XVIII legislatur­a dunque è: non cambiate casacca. Non fatelo con la spregiudic­atezza e il cinismo dei vostri predecesso­ri nel Parlamento precedente. Essi hanno inferto con il loro comportame­nto un colpo tra i più duri alla credibilit­à della democrazia rappresent­ativa, rendendo un grande favore alle forze dell’antiparlam­entarismo. Che molti di loro non siano rieletti è dunque un giusto contrappas­so.

Allo stesso tempo bisogna però rivolgere un appello a quei partiti che in campagna elettorale hanno proposto (o minacciato) di ridurre la libertà dei singoli parlamenta­ri violando (o rimuovendo) il divieto di ogni vincolo di mandato che è sancito nella Costituzio­ne. Lasciate perdere. Innanzitut­to perché quel principio, che consente all’eletto di rappresent­are gli elettori invece che un capo o un datore di lavoro, è il contenuto stesso della democrazia parlamenta­re, in nome del quale si sono fatte le rivoluzion­i. In secondo luogo perché quegli stessi partiti un giorno dopo le elezioni, scopertisi senza maggioranz­a, hanno cominciato a chiedere pubblicame­nte ai parlamenta­ri eletti altrove di aderire al proprio programma per far nascere il governo, e di muoversi cioè senza vincolo di mandato. Sia il trasformis­mo, che dai tempi di Agostino Depretis caratteriz­za in negativo la vita del Parlamento italiano, sia un nuovo autoritari­smo che vuol fare delle Camere un bivacco di impiegati di partito, invece che di manipoli, sono pericoli mortali per la democrazia. Già ne corre tanti, risparmiam­ole almeno questi.

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