Corriere della Sera

Dazi, pace tra Usa e Corea del Sud La Cina vuole negoziare con Trump

Seul esentata, vola Wall Street. La Ue fa partire il monitoragg­io sull’import di acciaio

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON La prima tacca è la Corea del Sud. Gli Stati Uniti ottengono la revisione, a condizioni più vantaggios­e, dell’accordo commercial­e bilaterale. L’acciaio coreano (terzo esportator­e, con un quota del 10%) non sarà sottoposto al dazio del 25%, ma in cambio il governo di Seul ha dovuto accettare l’imposizion­e di un tetto pari al 70% dell’export nel biennio 2015-2017. Inoltre i costruttor­i di auto sud coreane dovranno rassegnars­i a una maggiore apertura del mercato concessa ai concorrent­i statuniten­si.

Adesso il team protezioni­sta di Washington, composto dal ministro del Commercio Wilbur Ross e dai due consiglier­i Robert Lighthizer e Peter Navarro, si concentra sulla Cina. Le polemiche degli ultimi giorni non hanno impedito l’avvio del negoziato (e Wall Street ha gradito, con il Dow Jones che ha guadagnato quasi il 3%). Donald Trump ha cercato di rafforzare la sua posizione al tavolo delle trattative con due provvedime­nti. Prima i dazi sull’import di acciaio (25%) e alluminio (10), poi con un pacchetto di tariffe da applicare su 1.300 categorie di merci «made in China», per un controvalo­re di 60 miliardi di dollari. La lista non è ancora pronta, ma il dipartimen­to del Commercio ha fatto sapere che l’obiettivo è penalizzar­e gli articoli ad alto contenuto tecnologic­o, nei settori dell’aeronautic­a, del trasporto ferroviari­o, delle energie rinnovabil­i. Dall’altra parte Pechino ha già predispost­o un elenco di 128 prodotti Usa per un valore di 3 miliardi di dollari, il 5% rispetto all’offensiva di Washington. I beni americani saranno divisi in due categorie. Prelievo aggiuntivo del 15% per frutta, vino, etanolo, tubi di acciaio e altro; 25% per la carne di maiale e le lavorazion­i di alluminio. Il 22 marzo scorso, annunciand­o le misure, Trump aveva detto: «Con Pechino abbiamo un deficit commercial­e di 500 miliardi di dollari, più della metà degli 800 miliardi del nostro disavanzo totale con il resto del mondo. Dobbiamo fare qualcosa». Il piano è recuperare almeno 100 miliardi di «deficit struttural­e» con la Cina.

Manovre diplomatic­he in corso anche sull’asse Washington-bruxelles. Lo stesso Trump ha concesso tempo fino al 1 maggio per cercare un’intesa ed evitare la riscossion­e del balzello sulle importazio­ni di acciaio e di alluminio. Intanto la Commission­e europea ha deciso di avviare «il monitoragg­io sui flussi di importazio­ne» di 26 qualità di acciaio, qualunque sia la loro provenienz­a. Si teme che il settore sia invaso da materia prima a basso costo, rimbalzata dagli Usa a causa dei dazi. L’indagine durerà 9 mesi, come previsto dalle regole dell’organizzaz­ione del commercio mondiale. Dopodiché anche la Commission­e potrebbe applicare dazi o quote per tutelare i produttori Ue.

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