Crac venete e bond, la carica dei 1.839 ricorsi all’arbitro
Iricorsi sono stati quasi il doppio del previsto. Tanto che l’arbitro per le controversie finanziarie (Acf) nel 2017, primo anno di attività, si è visto recapitare da parte dei risparmiatori 1.839 ricorsi, a fronte di una stima che prevedeva un migliaio di richieste per la risoluzione in via stragiudiziale delle controversie tra investitori e intermediari finanziari. Il picco di ricorsi all’arbitro, istituito da Consob, è stato registrato all’indomani della liquidazione coatta di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, quando, nel periodo tra maggio e luglio dello scorso anno, l’acf ha ricevuto 692 richieste di risarcimento, presentate soprattutto da risparmiatori e azionisti coinvolti nel crac dei due istituti veneti. Dall’analisi dei dati emerge che a livello territoriale si concentra al Nord il maggior numero di domande di risarcimento con 1.076 ricorsi, mentre spostandosi verso le regioni centrali l’acf segnala 424 ricorrenti, a cui si aggiungono altre 330 domande nel Sud. All’arbitro si sono rivolte prevalentemente persone fisiche (il 96,5% dei casi), e il controvalore totale delle domande presentate è 81,1 milioni di euro, per una media di importo pari a 55 mila euro. La richiesta di risarcimento dall’importo più basso vale 41 euro, mentre l’indennizzo massimo richiedibile non può superare i 500 mila euro. Il tempo medio per trattare i ricorsi è stato di 195 giorni.