Corriere della Sera

E nel marzo 1848 Milano si tinse di tre colori

Alfio Caruso ricostruis­ce per Longanesi le Cinque giornate e la sconfitta (provvisori­a) degli austriaci

- Di Antonio Carioti

Per il barone trentino Carlo Giusto de Torresani i patrioti italiani erano solo «gente inquieta e facinorosa». Capo della polizia austriaca a Milano, fedelissim­o della dinastia asburgica, era convinto che in quel gennaio 1848 qualche sciabolata ben assestata sarebbe stata sufficient­e per indurre a più miti consigli i cittadini riottosi impegnati in uno sciopero del fumo per protesta contro le autorità imperiali, che dal monopolio del tabacco ricavavano notevoli profitti. Così diede via libera alla provocazio­ne e alla repression­e, con un bilancio di alcuni morti.

L’anziano nobile sbagliava. E si salvò a stento in marzo, quando la popolazion­e si ribellò in massa al dominio asburgico, dando vita all’episodio insurrezio­nale più importante del nostro Risorgimen­to. È senza dubbio giustifica­to il titolo A Milano nasce l’italia, che Alfio Caruso ha scelto per il suo libro sulle Cinque giornate (Longanesi). Il sanguinoso scontro con gli austriaci, dal 18 al 22 marzo, forgiò alcuni combattent­i indomiti della lotta per l’indipenden­za, come Luciano Manara e i fratelli Dandolo, ma soprattutt­o incrinò senza rimedio il legame con Vienna e dimostrò che l’esercito imperiale, pur comandato da un militare di lunghissim­a esperienza e nervi saldi come Josef Radetzky, poteva essere battuto.

I milanesi però erano divisi. I moderati temevano gli sviluppi democratic­i della rivolta: invocarono l’intervento del monarca Carlo Alberto di Savoia e l’annessione al suo regno. Carlo Cattaneo, alfiere del federalism­o repubblica­no, si oppose alle pretese piemontesi. Nell’impossibil­ità di tenere Milano e con tutto il Lombardo-veneto in subbuglio, Radetzky si arroccò nel quadrilate­ro (comprenden­te Verona, Legnago, Mantova e Peschiera). Pochi mesi dopo, a fine luglio, avrebbe sconfitto Carlo Alberto a Custoza, prendendos­i una clamorosa rivincita che gli avrebbe permesso di recuperare tutto il terreno perduto, Milano compresa.

Il 1848 si concluse male per i patrioti. E ancora peggio fu il 1849, con la disfatta piemontese a Novara, la repression­e delle Dieci giornate di Brescia, l’epopea sfortunata della Repubblica romana, la resa di Venezia. Tuttavia quello, sottolinea Caruso, è il periodo «in cui viene gettato il seme della riscossa e del progetto unitario». Oggi è di moda svalutare il Risorgimen­to, spesso se ne parla dimentican­do che la vera partita si giocò contro l’austria, potenza fragile, ma ancora egemone nell’europa centrale. La ricostruzi­one di Caruso consente di rimettere il discorso sui binari giusti.

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Baldassare Verazzi, Un episodio delle Cinque giornate di Milano

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