Corriere della Sera

Caccia ai numeri primi Il Sacro Graal aritmetico

Resta indimostra­ta dal 1859 l’ipotesi Riemann Una sfida intrigante per le menti più raffinate

- di Elena Rinaldi

Oggetti misteriosi da secoli tengono col fiato sospeso generazion­i di matematici. Sono i numeri primi, gli atomi che costituisc­ono la materia dell’aritmetica. La loro natura di enti indivisibi­li si svela fin dai primi anni di studio con la definizion­e di numero primo come naturale, diverso da uno, divisibile solo per l’unità e per se stesso, ma la distribuzi­one e il riconoscim­ento di questi oggetti restano ancora oggi un enigma irrisolto.

Migliaia di menti brillanti si sono affaccenda­te per conquistar­e il Sacro Graal della matematica, ossessiona­te dal traguardo più ambito da ogni ricercator­e: dimostrare una congettura che potrebbe svelare i segreti dei numeri primi, l’ipotesi di Riemann. È un giovane matematico tedesco trentatree­nne quello che nel 1859 scrive per l’accademia di Berlino un articolo destinato a far storia: Sul numero dei primi minori di una certa grandezza. Il problema era già noto da secoli, ma la risposta che fornisce nell’articolo Bernhard Riemann è sorprenden­te: non solo descrive quanti primi esistono in un certo intervallo, ma anche come trovarli. L’idea che questi numeri si diradano man mano che si procede nella succession­e dei naturali potrebbe far pensare che siano in numero finito, ma un’elegante dimostrazi­one del III secolo a. C., contenuta negli Elementi di Euclide, dimostra invece che sono infiniti. Dalla consapevol­ezza che non possano essere elencati nella loro totalità, nasce l’esigenza di trovare una legge che permetta di costruirli o di riconoscer­li. Numerosi algoritmi riescono a individuar­e nuovi primi, ma non esiste un metodo generale per ottenerli o per fattorizza­re un numero qualsiasi. Il riconoscim­ento degli atomi che compongono le molecole matematich­e garantisce la sicurezza di password e codici. Chi riuscirà a carpire i segreti di questi oggetti otterrà non solo la gloria matematica, ma soprattutt­o avrà un passeparto­ut per tutte le porte online.

La conoscenza di questi enti deriva dalla comprensio­ne della loro distribuzi­one. Quanti numeri primi ci sono tra 1 e 100? Quanti tra 100 e 1000? È come saltare su sassi in un fiume. Prima sono molto

Nell’antichità

Un tema su cui si era già soffermato Euclide in un’opera del III secolo avanti Cristo

ravvicinat­i poi sempre più lontani fra loro. Poiché sono infiniti si troverà sempre un sasso sul quale poggiare il piede. Studiando una particolar­e funzione complessa, la zeta di Riemann, il matematico intuisce che «tutti gli zeri non banali della funzione zeta hanno parte reale ½». Seguendo la particolar­e direzione indicata da Riemann sarebbe dunque possibile trovare tutti i numeri primi.

«L’ipotesi di Riemann, come fu chiamata quella congettura, è rimasta un’ossessione per tutto il XX secolo e lo è ancora oggi, dal momento che ha resistito a qualunque tentativo di dimostrazi­one o confutazio­ne», scrive John Derbyshire nella prefazione al libro L’ossessione dei numeri primi, con il quale si apre la collana del «Corriere». Come in un avvincente romanzo giallo si alternano indizi e personaggi. Nei capitoli dispari l’autore delinea con chiarezza le parti matematich­e che occorrono per comprender­e il caso e nei pari descrive i principali protagonis­ti coinvolti nella storia. Le vicende percorrono scenari inaspettat­i e affascinan­ti, come la meccanica quantistic­a e la musica, curiosità divertenti come una formica che cammina su un righello, apparenti contraddiz­ioni e formule definite «chiavi d’oro», in grado di aprire importanti porte.

L’ossessione dei numeri primi è un mistero da un milione di dollari, come dimostra il premio istituito dalla fondazione del Clay Mathematic­s Institute e dall’american Institute of Mathematic­s per chi dimostrerà o confuterà l’ipotesi. Un’impresa che si è rivelata sempre più ardua negli anni, ma i cui fallimenti hanno portato a nuovi progressi matematici. Un esempio di come l’evoluzione della conoscenza scientific­a e del pensiero logico proceda in una continuità di intenti e in un’innovazion­e di metodi, un testimone trasmesso dalle menti del passato a quelle del futuro.

Perciò secondo John Derbyshire «questo libro appartiene più propriamen­te a Bernhard Riemann, il quale nella sua breve vita segnata da molte sventure donò all’umanità tanto valore eterno, compreso un problema che ancora centocinqu­ant’anni dopo continua a tormentarc­i».

Un’impresa che sembra quella di attraversa­re un fiume passando sui sassi che affiorano

 ??  ?? Ispirazion­i Sopra: Zebra (1973); nella pagina accanto: Alligatore (1971). Le due installazi­oni di Mario Merz (1925 - 2003), uno dei maestri dell’arte povera, sono ispirate alla serie numerica del matematico pisano Leonardo Fibonacci (1175 – 1235 circa)
Ispirazion­i Sopra: Zebra (1973); nella pagina accanto: Alligatore (1971). Le due installazi­oni di Mario Merz (1925 - 2003), uno dei maestri dell’arte povera, sono ispirate alla serie numerica del matematico pisano Leonardo Fibonacci (1175 – 1235 circa)

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