Corriere della Sera

Cervelli più computer Il dialogo continuo tra Rueda e Maranello

- DAL NOSTRO INVIATO

MELBOURNE Questione di istanti, attimi frenetici nei quali prendere decisioni senza ritorno. Il confine fra la gloria e il fallimento è sottilissi­mo. Nel popolo ferrarista resterà per sempre impressa la maledizion­e di Abu Dhabi, quando nel 2010 un ordine suicida fece perdere il Mondiale a Fernando Alonso. Dura la vita per gli strateghi della F1: se vinci i meriti sono del pilota, se perdi finisci sulla graticola.

Come nasce la mossa con cui Iñaki Rueda ha guidato il trionfo di Vettel nel Gp d’australia? Parte da lontano, dall’analisi

Verstappen Il Gp d’australia è stato noioso. Fossi stato a casa, avrei spento la tv Ero sempre con il Drs ma non c’è stato niente da fare per superare Le Ferrari? Fortunate a finire avanti

punti di vantaggio di Vettel su Hamilton (25 a 18) dopo il primo Gp di migliaia di variabili. Nel briefing prima della gara con il team principal Arrivabene, il d.t. Binotto, i piloti e gli altri componenti del muretto si discutono le tattiche. Possono essere centinaia e si evolvono in tempo reale in base all’andamento della corsa. L’ultima parola spetta al responsabi­le della strategia: è lui a scegliere di anticipare o ritardare un pit stop. È ancora lui a chiedere a Vettel e Raikkonen, attraverso gli ingegneri di pista (Riccardo Adami e Dave Greenwood), di spingere al massimo per un certo numero di giri per proteggers­i dagli attacchi o per attaccare. Magari con un sorpasso ai box, come quello decisivo di domenica.

Rueda, insieme a una ventina di tecnici sul posto, controlla una marea di dati: temperatur­a di gomme e asfalto, consumi, posizioni e velocità degli avversari attraverso il Gps che mostra in tempo reaflusso

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