Corriere della Sera

Salvini, l’avviso a Di Maio

«No a veti su FI e premier». La replica: «Governo a noi o si tradisce il voto»

- Dino Martirano

Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno iniziato la partita a scacchi che si concluderà con la nomina di un nuovo governo. Il leader dei 5 Stelle: «Il premier deve essere espression­e della volontà popolare». Tradotto: chi ha preso più voti. Ergo, i pentastell­ati. Salvini replica: «Se Di Maio dice “o io o nessuno al governo” sbaglia, così salta tutto. No a veti su Forza Italia e sul premier». I due si incontrera­nno la prossima settimana al Senato o alla Camera. E tra cinque giorni inizierann­o le consultazi­oni al Quirinale. Il Pd ha scelto i nuovi capigruppo: Graziano Delrio alla Camera e Andrea Marcucci al Senato.

ROMA «Il premier deve essere espression­e della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini premier, il 14% Tajani, il 4% Meloni. Oltre il 32% ha votato per il Movimento 5 Stelle e il sottoscrit­to come premier. Non mi impunto per una questione personale, è la volontà popolare...». Così parla Luigi Di Maio quando mancano ancora 5 giorni all’avvio delle consultazi­oni al Quirinale e il nodo della premiershi­p del potenziale governo M5s-lega è arrivato ormai al pettine. Così il capo del M5S, che in serata ha incontrato i deputati grillini, non concede spazio all’ipotesi di affidare il governo alla guida di un «terzo»: «Non ci presteremo al gioco di portare a Palazzo Chigi gente che in campagna elettorale non si è vista». Gelida la risposta di Matteo Salvini: «Se Di Maio dice “o io o nessuno al governo”, sbaglia... Così salta tutto». I due leader, comunque, si incontrera­nno la prossima settimana: «In campo neutro, Senato o Camera», precisa la Lega.

Il pressing di Salvini sta facendo uscire sul terreno aperto lo stato maggiore dei Cinquestel­le: «Il governo non si può fare se non sarà fatto premier Luigi Di Maio», ha aperto le danze il deputato grillino, e ministro della Giustizia in pectore, Alfonso Bonafede. Ma poi, prima della sortita di Di Maio su «premier e volontà popolare», arrivano le anticipazi­oni dell’intervento di Salvini a Porta a Porta. E il gran regista della Lega, Giancarlo Giorgetti, lancia addirittur­a il guanto della sfida al M5S: «Se vuole Di Maio può chiedere al Pd che, magari, gli riconosce il ruolo di presidente del Consiglio... La vedo molto, molto improbabil­e ma mai dire mai».

Sul terreno del ruvido confronto tra M5S e Lega, poi, irrompe anche il rapporto con Forza Italia e Silvio Berlusconi: «Roberto Fico è stato eletto presidente della Camera con oltre i 2/3 dei voti, pur mancando circa una sessantina di voti di Forza Italia...», fa notare Di Maio lasciando intendere che il Cavaliere è, ai suoi occhi, inaffidabi­le. Ma sul punto la Lega tiene: «Assolutame­nte sì, è chiaro...», risponde Salvini quando gli si chiede se, in caso di insistenza da parte del M5S sul veto a Forza Italia per la formazione del governo, la Lega direbbe «arrivederc­i» a Di Maio.

In questo clima carico di sospetti, tra oggi e domani si chiude la partita sui vice presidenti e sui questori. Al Senato (oggi si vota dalle 15), con l’elezione del renziano Andrea Marcucci alla presidenza del gruppo Pd, sulla carta si rafforza la posizione di Anna Rossomando (minoranza di Andrea Orlando) per la vice presidenza in quota dem ma le truppe vicine a Renzi pare che si stiano preparando per imporre i nome di Teresa Bellanova. I grillini devono scegliere tra il professore Nicola Morra e la movimentis­ta Paola Taverna. La Lega non ha dubbi sul nome di Roberto Calderoli come Fratelli d’italia su Ignazio La Russa. Per i questori, il più votato (questore anziano) dovrebbe essere Antonio De Poli (Udc).

Alla Camera si vota domani ma qui traballa il patto perché il M5S reclamano un posto da vice per Emilio Carelli. Ma le 4 vicepresid­enze sono contate: Forza Italia (Mara Carfagna), Lega (Lorenzo Fontana), Pd (Ettore Rosato o Lorenzo Guerini) e Fratelli d’italia (Guido Crosetto). Per le tre poltrone di questore, in pista Gregorio Fontana (FI), Federico D’incà (M5S), un dem o un leghista.

Le condizioni Bonafede: «Il governo non si può fare se il premier non sarà Luigi Di Maio»

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