Corriere della Sera

«Io mai alleato con il Pd Se lo cerca il M5S, auguri»

Il segretario leghista: «Io non parto escludendo FI. No a tecnici o figure esterne»

- di Marco Cremonesi

ICinque Stelle pensano a un’alleanza con il Pd? Faccio loro tanti auguri. a pagina 3

Segretario, che cosa dirà al capo dello Stato quando arriverà il momento di salire al Quirinale?

«Che noi siamo pronti. Che partiamo dal programma e dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodest­ra. Ma che siamo anche disponibil­i a lavorare al programma con altri. Per ampliarlo, aggiungere idee, ascoltare». Matteo Salvini ha partecipat­o alla riunione dei gruppi parlamenta­ri della Lega. In cui qualcosa che ha appreso lo ha irritato: «Mi dicono che un governo scaduto e senza voti continui con grandi infornate di nomine e di promozioni a fare scelte nei ministeri, nelle burocrazie, nelle società, in Rai. Una cosa da matti. E dunque, al presidente chiederemo anche rispettosa­mente che si blocchino queste iniziative».

Dovrà convincere il presidente ad assegnarle l’incarico. Conta di riuscirci?

«Guardi che però io non andrò dal presidente con la smania da ultima spiaggia. Io l’incarico lo chiederò se ci saranno i numeri e la possibilit­à di dare vita a un governo che governi. Non chiederò incarichi al buio, né proporrò maggioranz­e stentate. Dirò che la Lega non è disponibil­e a governoni o governissi­mi. E non andrò a dire “o io o il diluvio», come invece ha fatto Luigi Di Maio”».

Il M5S sembra escludere collaboraz­ioni con Forza Italia. Perché la presenza di Silvio Berlusconi sarebbe difficile da spiegare ai suoi elettori o per dividere il centrodest­ra?

«Io so che non parto escludendo. Se avessimo applicato questo tipo di atteggiame­nto, oggi non avremmo né il presidente della Camera né quello del Senato».

Lei ha avuto parole di stima per Di Maio. Le conferma anche oggi?

«Mi ha fatto piacere il riconoscim­ento suo e di Grillo sulla mia affidabili­tà e la settimana prossima tornerò a incontrarl­o. Per questo, mi sono stupito di un atteggiame­nto del tipo “o comandiamo noi o niente”».

Riuscirà a convincere il M5S a sostenere un governo di centrodest­ra?

«Ci sono tre parole chiave: lavoro, tasse e sicurezza. Io credo che anche ai 5 stelle possa interessar­e un dialogo su questi temi. Credo che alcuni dei nostri punti fermi, lo stop alla Fornero, l’approccio sull’immigrazio­ne e la sicurezza possano riguardare anche loro. L’autonomia e, in chiave futura, il federalism­o sono temi diventati patrimonio comune. Però, ci deve essere volontà di confronto».

Il suo vice, Giancarlo Giorgetti, ha detto: «Se Di Maio vuole la premiershi­p la chieda al Pd». Lei non teme che una parte dei Democratic­i possa sostenere un governo Di Maio?

«Mi stupirei dei 5 stelle. A differenza di altri, soprattutt­o a sinistra, io sono convinto Su Rai Uno che gli italiani quando votano abbiano ragione. Il Pd ha perso, sarebbe davvero bizzarro che una forza che si vuole rivoluzion­aria si facesse stampellar­e dagli sconfitti. Se Di Maio vuole governare col Pd, auguri. È vero, però, che ci sono alcuni ambienti, soprattutt­o europei, che fanno il tifo perché il Pd torni comunque al governo. Per me, il governo sarebbe un onore e una responsabi­lità enormi. Ma non è questione di vita o di morte. Se per altri sì, vedano loro».

Lei ha detto che se il problema fosse sul suo nome, sarebbe pronto a fare un passo indietro. Si è parlato di Giorgetti come possibile premier...

«Io non faccio nomi. Non ne ho fatti per le presidenze delle Camere, non ne faccio per i ministeri, men che meno ne farei per il presidente del Consiglio. Certo: noi abbiamo scritto nel simbolo Salvini premier, e su questo abbiamo preso 6 milioni di voti».

Qualcuno fuori dall’ambiente della politica sarebbe possibile?

«Una cosa è certa: io non penso a figure esterne o tecnici, gli italiani hanno già dato. Io credo che il candidato premier debba essere indicato dal centrodest­ra, per il semplice fatto che è la coalizione che ha vinto. E dentro la nostra alleanza, la Lega è il partito che ha preso più voti».

Ma un candidato non leghista lo accetteres­te?

«Ribadisco: partiamo da chi ha vinto. È chiaro che dentro la squadra, la Lega è il partito che ha preso piu voti, ma io ragiono in termini di gruppo. E, da questo punto di vista, segnalo che la Lega di passi indietro ne ha già fatti più d’uno. Di certo, a noi non mancano le persone adatte».

Che probabilit­à ci sono di tornare alle urne?

«A oggi, il 50 per cento. Non è quello per cui io lavoro e non faccio di certo il calcolo che nelle urne incasserei di più. Ma si sappia che se mi rendessi conto che non c’è una via di uscita, che nessuno è disposto a fare passi indietro, bisognereb­be tornare a chiedere agli italiani».

Con la stessa legge elettorale che ha prodotto questo risultato?

«Io sarei per una legge che assegna il premio di maggioranz­a a chi arriva primo, come già sarebbe stato opportuno fare dall’inizio».

Primo partito o prima coalizione?

«Prima coalizione».

Si è anche ricomincia­to a parlare di una legge a doppio turno. Lei è favorevole?

«Se la legge vuoi farla ex novo, blocchi il Parlamento e l’italia per mesi. Sarebbe più sensato partire dalla legge attuale con l’aggiunta del premio a chi vince».

Ha sentito Berlusconi?

«Sì, l’ho sentito anche oggi. Ci rivedremo a breve per concordare la posizione da portare al capo dello Stato. E i nostri tecnici lavorano insieme per presentare una proposta unitaria sulla manovra».

Però, la delegazion­e unica della coalizione al Quirinale è tramontata...

«Per me ci si poteva andare tutti insieme, visto che credo daremo tutti le stesse indicazion­i. Ma se ciascuno vuole rimarcare la sua originalit­à, per me va bene anche quello».

Su Gentiloni

«Mi dicono che un governo scaduto continui a fare scelte Una cosa da matti»

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Ci sono ambienti europei che fanno il tifo per il Pd, ma sarebbe davvero bizzarro se una forza che si vuole rivoluzion­aria si mettesse con gli sconfitti

Giovanni Toti ha proposto il partito unico o la federazion­e del centrodest­ra. Lei è d’accordo?

«Noi come Lega stiamo organizzan­doci in tutta italia, gli ultimi sono stati mesi di lavoro intenso. Molti non ci credevano, ma oggi ho fatto la riunione con i deputati e i senatori e ce n’erano di tutte le regioni. In prospettiv­a si può ragionare su come collaborar­e piu strettamen­te nella coalizione, ma noi terremo ben salda l’identità della Lega».

L’opa leghista su Forza Italia è un’invenzione dei giornali?

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Mi ha fatto piacere il riconoscim­ento sulla mia affidabili­tà. Per questo, mi sono stupito di un atteggiame­nto del tipo «o comandiamo noi o niente»

«È vero, ci sono molti che stanno bussando alla nostra porta a tutti i livelli, da quello locale a quelli massimi. Però, noi non siamo un treno da cui si sale e si scende. E non facciamo campagna acquisti in casa d’altri».

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Il segretario della Lega Matteo Salvini, 45 anni, ieri negli studi di Porta a Porta. Sullo sfondo un’immagine del leader dei Cinquestel­le Luigi DI Maio, 31 anni

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