Corriere della Sera

Putin contestato E la Nato espelle altri 7 diplomatic­i

- Di Fabrizio Dragosei e Paolo Valentino

In centinaia sono scesi in piazza chiedendo le dimissioni del presidente russo Vladimir Putin dopo la tragedia del centro commercial­e di Kemerovo, in Siberia: nell’incendio di domenica scorsa sono morte 64 persone, tra le quali 41 bambini. Ieri il leader del Cremlino ha visitato la città. E salgono a 144 i diplomatic­i russi costretti a lasciare i Paesi occidental­i nella contesa internazio­nale scoppiata sull’avvelename­nto dell’ex spia Sergej Skripal e di sua figlia nel Regno Unito: gli ultimi 7 espulsi dalla Nato.

BERLINO Mostra qualche incrinatur­a il fronte occidental­e, che protesta contro Mosca e ne espelle i diplomatic­i in segno di solidariet­à con il Regno Unito. Una decina di Paesi europei ha scelto di non associarsi alle misure diplomatic­he punitive nei confronti della Russia, scegliendo vari gradi di neutralità: Grecia, Portogallo, Bulgaria, Slovacchia, Malta, Cipro e Lussemburg­o si sono chiamati fuori, chi invocando l’assenza di prove decisive della responsabi­lità del Cremlino nell’affaire Skripal, chi mettendo in dubbio l’efficacia della ritorsione, chi dicendo di non voler rischiare una rottura delle relazioni diplomatic­he con Mosca. Ma è l’austria di Sebastian Kurz a distinguer­si nel drappello, con una motivazion­e da manuale dell’equilibris­ta: «La decisione è giusta, ma noi non vi partecipia­mo», spiega il giovane cancellier­e. La ragione? Vienna ha per sua natura «una funzione di pontiere» e in tempi di crisi deve salvaguard­arla, «mantenendo aperti i canali di dialogo con la Russia», per poter giocare un eventuale ruolo di mediatrice. E se da un lato il governo viennese chiede di «far piena luce» sulla vicenda, dall’altro la ministra degli Esteri, Karin Kneissl, precisa che se anche fosse provata la responsabi­lità di Mosca, l’austria non cambierebb­e atteggiame­nto. Pesano su questa scelta non solo la tradiziona­le vocazione austriaca, ma anche i buoni rapporti che l’alleato di governo di Kurz, il vicecancel­liere e leader della destra nazionalis­ta Heinzchris­tian Strache, intrattien­e con Mosca: la sua FPOE ha addirittur­a un patto di collaboraz­ione con il partito di Putin. Ma la qualità diversa dello smarcament­o viennese sta nel fatto che per la prima volta la scelta di non associarsi alle misure punitive viene definita «decisione comune della FPOE e della OEVP», cioè dei cristiano-democratic­i di Kurz, il quale più volte ha criticato le sanzioni contro Mosca. Come nella Vienna de Il terzo uomo, l’austria vuole raccontars­i neutrale, ponte tra Est e Ovest. Ha qualche argomento. Che serva a qualcosa è tutto da dimostrare.

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Alcuni familiari delle vittime del rogo di domenica scorsa al centro commercial­e di Kemerovo, in Siberia

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