Putin contestato E la Nato espelle altri 7 diplomatici
In centinaia sono scesi in piazza chiedendo le dimissioni del presidente russo Vladimir Putin dopo la tragedia del centro commerciale di Kemerovo, in Siberia: nell’incendio di domenica scorsa sono morte 64 persone, tra le quali 41 bambini. Ieri il leader del Cremlino ha visitato la città. E salgono a 144 i diplomatici russi costretti a lasciare i Paesi occidentali nella contesa internazionale scoppiata sull’avvelenamento dell’ex spia Sergej Skripal e di sua figlia nel Regno Unito: gli ultimi 7 espulsi dalla Nato.
BERLINO Mostra qualche incrinatura il fronte occidentale, che protesta contro Mosca e ne espelle i diplomatici in segno di solidarietà con il Regno Unito. Una decina di Paesi europei ha scelto di non associarsi alle misure diplomatiche punitive nei confronti della Russia, scegliendo vari gradi di neutralità: Grecia, Portogallo, Bulgaria, Slovacchia, Malta, Cipro e Lussemburgo si sono chiamati fuori, chi invocando l’assenza di prove decisive della responsabilità del Cremlino nell’affaire Skripal, chi mettendo in dubbio l’efficacia della ritorsione, chi dicendo di non voler rischiare una rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca. Ma è l’austria di Sebastian Kurz a distinguersi nel drappello, con una motivazione da manuale dell’equilibrista: «La decisione è giusta, ma noi non vi partecipiamo», spiega il giovane cancelliere. La ragione? Vienna ha per sua natura «una funzione di pontiere» e in tempi di crisi deve salvaguardarla, «mantenendo aperti i canali di dialogo con la Russia», per poter giocare un eventuale ruolo di mediatrice. E se da un lato il governo viennese chiede di «far piena luce» sulla vicenda, dall’altro la ministra degli Esteri, Karin Kneissl, precisa che se anche fosse provata la responsabilità di Mosca, l’austria non cambierebbe atteggiamento. Pesano su questa scelta non solo la tradizionale vocazione austriaca, ma anche i buoni rapporti che l’alleato di governo di Kurz, il vicecancelliere e leader della destra nazionalista Heinzchristian Strache, intrattiene con Mosca: la sua FPOE ha addirittura un patto di collaborazione con il partito di Putin. Ma la qualità diversa dello smarcamento viennese sta nel fatto che per la prima volta la scelta di non associarsi alle misure punitive viene definita «decisione comune della FPOE e della OEVP», cioè dei cristiano-democratici di Kurz, il quale più volte ha criticato le sanzioni contro Mosca. Come nella Vienna de Il terzo uomo, l’austria vuole raccontarsi neutrale, ponte tra Est e Ovest. Ha qualche argomento. Che serva a qualcosa è tutto da dimostrare.