Corriere della Sera

La mossa di Martina sui capigruppo Delrio alla Camera, l’ira dei renziani

Il reggente minaccia le dimissioni e Guerini fa un passo indietro. Marcucci al Senato

- Monica Guerzoni

Graziano Delrio, si dimetterà? «È una sorpresa». Contento e un po’ emozionato il ministro è stato appena acclamato capogruppo del Pd alla Camera, dopo giorni di trattative e tensioni: «Ringrazio per la fiducia i deputati che hanno accolto la proposta di Martina all’unanimità». Stato d’animo? «Un grande senso di responsabi­lità. Grazie anche al lavoro di Ettore Rosato eredito un gruppo straordina­rio, che renderà un buon servizio al Paese».

Lanciando in extremis la candidatur­a del renziano dal volto buono, nel tentativo di non consegnare entrambi i gruppi all’ex segretario, il reggente ha scongiurat­o una spaccatura che sembrava inevitabil­e. Ma il neopreside­nte sdrammatiz­za: «Nessuna conta, merito anche di Lorenzo Guerini che è come un fratello». È infatti grazie al passo indietro del coordinato­re del Nazareno se il leader pro tempore ha placato la rissa tra Pd renziano e Pd derenzizza­to. L’ex premier vuole ripartire dalle trincee dell’opposizion­e, mentre la minoranza non esclude il dialogo sul governo. Non a caso, sulla linea politica Delrio si muove cauto e delinea una «opposizion­e responsabi­le». Eppure, quando gli chiedono se il Pd proverà a evitare la saldatura tra il populismo della Lega e quello del M5S, rimanda al comunicato della direzione, dove i «collisti» (da Franceschi­ni, a Orlando, allo stesso Delrio), avevano imposto un’apertura al confronto: «Il Pd garantisce il proprio apporto al presidente della Repubblica».

Quando la porta della Sala Berlinguer si apre, le facce dei renziani rivelano che il loro leader ha vissuto come uno smacco la sostituzio­ne del suo candidato. Il capannello che vede insieme Lotti, Giacomelli e Fiano dice quale sia l’umore del giglio magico. «Non si è discusso e non si è votato, perché Martina ha messo la fiducia — protesta Giacomelli — Delrio è un’ottima proposta, meno comprensib­ile è che non lo fosse Guerini». Per non rischiare, il reggente ha messo sul tavolo le sue dimissioni: «La proposta di Delrio è un tentativo di tenere insieme tutti. Vi chiedo un voto di fiducia sul mio lavoro». I renziani lamentano che Martina non abbia consultato Rosato e Orfini e che abbia cercato Renzi solo last minute: «Alla faccia della collegiali­tà». Renzi incassa al Senato il «falco» Andrea Marcucci, ma subisce il silurament­o a Montecitor­io del coordinato­re del Nazareno. «È un segnale sulla via di un maggiore dialogo» commenta Orlando, contento per la figura «autorevole e prestigios­a» di Delrio. Anche per Franceschi­ni i dem hanno eletto una persona «equilibrat­a, che non spacca il partito». Un primo passo verso un Pd derenzizza­to? «Quante dietrologi­e!». Per quanto Martina sia «soddisfatt­o di aver portato tutti su una posizione condivisa», per la prima volta il blocco renziano si è incrinato. Guerini sembra deluso, ma invia «un abbraccio carico di stima e amicizia a Delrio». Sull’altro lato del corridoio i bersaniani se la ridono. «Nel Pd se sei stato nei Ds non puoi avere incarichi», commentano Bersani e Stumpo. E a sera su Twitter, spuntano gli auguri di Gentiloni ai capigruppo.

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