Corriere della Sera

La Spagna e il nodo dei ribelli in carcere «Non molleranno, serve un accordo»

Parlano le compagne e le figlie dei separatist­i E l’onu accoglie il ricorso di Puigdemont

- Dal nostro inviato Andrea Nicastro

Passavano le giornate nei palazzi del potere. Ora stanno branda a branda con spacciator­i, rapinatori, violentato­ri. Erano gli intervista­ti dei tg, ora li guardano solo nei quattro canali della tv pubblica spagnola. I più fortunati hanno anche una radiolina: tre pulsanti appena per le frequenze statali. Sono i 19 indipenden­tisti catalani in attesa di giudizio, donne e uomini, ex ministri, ideologi, deputati ed ex deputati del Parlament di Barcellona.

Piegati? Pentiti? Pronti all’abiura? Neanche per sogno, né loro né le loro famiglie. Qualche ora con mogli, figli, mariti rimasti in libertà aiuta a capire come mai. Diventa così più chiaro l’enorme problema politico aperto in Spagna, problema che qualunque tribunale farà fatica a risolvere.

In Rambla Catalunya nel centro di Barcellona ha dato appuntamen­to la figlia di Jordi Turull, l’ultimo dei candidati alla presidenza catalana bloccati dalla magistratu­ra. Dopo qualche minuto arriva anche la mamma, Blanca Bragulat. Il pianto del marito tra le sue braccia prima dell’arresto è stato sui giornali di tutta la Spagna. Nel locale qualcuno orecchia la conversazi­one e si avvicina per stringere la mano, salutare, fare gli auguri.

La moglie di uno degli attivisti per l’indipenden­za, Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural, invece fissa

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Laura Turull

Molti scrivono e non vogliono l’indipenden­za, ma dicono che non si va in galera per delle idee per 23 settimane. Domenica sarà la 24esima. Sarà prosaico, ma è un problema anche che io non riesca a lavorare».

«Ho la pagina Facebook stracolma di messaggi di affetto che arrivano da tutta la Spagna», racconta Laura Turull, 20 anni. «C’è anche chi mi scrive che non è d’accordo con l’indipenden­za, ma così no, mi dicono, non si sta in galera per difendere delle idee».

«Quando Jordi è entrato in carcere — racconta la moglie Txell — gli altri detenuti l’hanno accolto bene: “beato tu, gli hanno detto, perché non hai fatto niente e non hai i nostri rimorsi”».

«Papà è con un rapinatore di banca, ma per fortuna non ha problemi. È in un raggio “di buona condotta”» dice Laura. L’ex vicepresid­ente Donne di Catalogna In alto Txell Bonet, fidanzata del leader catalano Jordi Cuixart (tondo) e in basso Laura Turull, figlia di Jordi Turull (tondo)

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