I pm contro Berti: favoreggiamento
«False accuse di violenza» Risarcito dopo 67 giorni in cella
L’ex calciatore dell’inter e della Nazionale Nicola Berti è indagato per favoreggiamento dalla Procura di Piacenza nell’ambito di un’inchiesta sullo spaccio di cocaina che ha portato a otto arresti. Berti, attraverso i legali, «smentisce categoricamente» il suo coinvolgimento.
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«Preciso che finora non ho presentato denuncia per la salvaguardia del mio onore, perché nel mio Paese questi fatti sono una vergogna qualora si vengano a sapere». Benemerita l’onda del movimento «me too», giusto farsi carico dei condizionamenti culturali che frenano una donna dal denunciare le violenze. Ma nei reati a sfondo sessuale è sempre in agguato anche il rischio opposto, e cioè che falsità della parte offesa penalizzino il denunciato: l’ha sperimentato un uomo di 30 anni, cinese della delegazione del padiglione della Cina a Expo 2015, che con i legali Samanta Barbaglia e Giovanni Nigra si è ora visto riconoscere dai giudici milanesi Curamiichino-matacchioni 15.800 euro a indennizzo di 67 giorni di ingiusta detenzione. Patiti dal 25 agosto al 30 ottobre 2015 per alcune violenze sessuali di cui l’aveva accusato una collega che con lui e altri connazionali coabitava in affitto condiviso. L’uomo era stato sottoposto a fermo, convalidato dal gip Cantù Rainoldi già però con l’indicazione (maturata nei primi atti del pm di turno Giovanni Polizzi) che apparissero «necessari
La denuncia
L’uomo, un cinese, era stato denunciato da una donna con la quale lavorava a Expo
tempestivi atti di indagine diretti a vagliare la fondatezza o meno delle dettagliate allegazioni difensive». L’arrestato, infatti, raccontava una storia tutta diversa: con la ragazza c’era stata una normale relazione, avevano avuto rapporti consensuali, e la ragione della denuncia andava cercata, oltre che nella gelosia per una americana, nel fatto che la ragazza pretendesse da lui 500 euro di affitto in più, al punto da nascondergli i bagagli e costringerlo (per recuperarli) a rivolgersi ai carabinieri due giorni prima che lei lo denunciasse. Il pm al quale passa per competenza il fascicolo, Gianfranco Gallo, può svolgere l’incidente probatorio solo dopo un po’ di tempo perché «la ragazza si era recata in Cina dopo la denuncia e il suo esame era stato rinviato». Così solo il 28 ottobre 2015 l’interrogatorio fa emergere «significative contraddizioni» nel racconto della ragazza, ed «evidenti e insanabili contrasti» con i riscontri. Specie con la testimonianza del ragazzo che dormiva accanto alla coppia nelle notti delle asserite violenze; e con i messaggi Facebook cancellati dalla ragazza, ma che l’uomo aveva da subito chiesto agli inquirenti di recuperare nel cellulare sequestratogli al momento dell’arresto.