Corriere della Sera

Mino Milani fa 90 «Narro avventure: è il dono più bello»

- dalla nostra inviata Cristina Taglietti

BOLOGNA Vecchi amici, editori, giovani lettori alzano il calice. Si brinda ai 90 anni di Mino Milani (li ha compiuti il 3 febbraio). La Bologna Children’s Book Fair ieri lo ha festeggiat­o, l’associazio­ne Hamelin gli ha dedicato un «Oblò», le monografie sui più grandi autori per l’infanzia, «un classico» come l’ha definito Giorgia Grilli, docente di letteratur­a per l’infanzia. Milani (foto) parla, ascolta, non gli viene «né da ridere, né da piangere, ma una via di mezzo» dice, quando sente le parole che gli rivolgono, tra gli altri, Pino Boero e Walter Fochesato. «Prendo atto di essere riuscito, forse inconsapev­olmente, a creare un momento di sorriso, di amicizia». Scherza: «Non posso dire passeranno degli anni, ma io mi ricorderò di questo regalo. Diciamo, prudenteme­nte, passeranno i mesi».

Il lavoro è ancora la sua religione e la sua salvezza (da Einaudi Ragazzi è appena uscito Latin lover). Lo racconta, saltando dal ricordo dei suoi genitori a Mazzini e Garibaldi, al primo amore dei 15 anni («Agnese, quando una sera mi lasciò, mi fece un altro regalo: farmi piangere, in un’età, 16 anni e mezzo, in cui si disprezza il pianto»). Milani lavora ancora cinque ore al giorno: «La voglia di vivere può esserci o non esserci, ma il lavoro sì. Per me è una cosa sacra». Senso del dovere e umiltà sono i suoi tratti: «Ho scritto con la penna, la biro, la macchina per scrivere, il computer, ma quando sento la parola scrittore penso a Stendhal, Flaubert, Dickens. Io sono un narratore d’avventura: ad ventura, cerco le cose che verranno. È il dono più bello che abbia avuto». Anche per i lettori.

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