Corriere della Sera

La ricchezza sostenibil­e conta per noi appena il 2%

Il tesoro «invisibile» nei dati pro capite della Banca Mondiale

- Di Stefano Righi

Quanto vale l’ambiente? L’aria, l’acqua, la terra, le risorse naturali di un territorio e la sua «natura», di cui fanno parte anche le api, gli insetti? C’è un valore monetario capace di esprimere il cosiddetto capitale naturale?

Certo che c’è, anche se è estremamen­te difficile giungere a una determinaz­ione precisa. Secondo alcuni, addirittur­a, risulta poco meno che blasfemo considerar­e un valore economico per tutto quello che è parte del patrimonio in qualche modo «indisponib­ile» di un territorio, di una nazione, perché alcuni di questi eco-servizi sono alla base stessa della vita. Eppure, la determinaz­ione del capitale naturale — giungere a una stima condivisa — potrebbe essere elemento chiave nella Pubblica amministra­zione, specie nel caso delle Amministra­zioni locali, chiamate ad esprimersi oltre i rigidi confini delle Valutazion­i di impatto ambientale.

La valutazion­e del capitale naturale si riconduce a una analisi ampia del rapporto costi e benefici e ha dato vita, da un paio d’anni, a un Comitato per il capitale naturale presieduto dal ministro dell’ambiente, di cui fanno parte i rappresent­anti di una serie di ministeri, oltre all’anci, la L’origine Al Casale Giannella nell’oasi della Laguna di Orbetello dove tutto è cominciato: un mondo a parte, che è però facilmente raggiungib­ile, in cui, nel 1984, sono nati i primi campi WWF Banca d’italia, l’istat, l’ispra, il Cnr e l’enea. Il Comitato ha presentato nel febbraio scorso il Secondo rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia, che è uscito quasi contempora­neamente a un’indagine pubblicata dalla Banca Mondiale — e curata da Glenn-marie Lange, Quentin Wodon e Kevin Carey — titolata The changing wealth of nations 2018-Building a sustainabl­e future.

Proprio il nodo della sostenibil­ità accomuna i due lavori. Sia la cosiddetta sostenibil­ità «debole» dove la somma dei tre tipi di capitale (fisico, umano e naturale) rimane inalterata, sia nel caso della sostenibil­ità «forte», dove si analizza il tema della non sostituibi­lità di alcuni fattori.

Proprio il lavoro della Banca Mondiale ha presentato una interessan­tissima comparazio­ne tra nazioni, dove l’italia — e soprattutt­o l’italiano, considerat­o che le stime elaborate sono considerat­e pro-capite — esce ridimensio­nato. Numeri alla mano, la ricchezza complessiv­a pro capite in Italia ammonta a 427.466 dollari. Di questi 118.055 sono riconducib­ili a capitale prodotto, 241.350 a capitale umano (quindi in buona sostanza al valore della formazione) e solo 8.619 dollari a capitale naturale (poco più del 2%). Che il Paese sia povero di materie prime, lo impariamo alle elementari. Ma il confronto un po’ preoccupa. In Francia il capitale naturale ammonta a 11.109 dollari, in Grecia addirittur­a arriva a 12.546 dollari, ma qui forse pesa il ridotto numero di abitanti. Che risultano un fattore anche in Germania, dove a fronte di una ricchezza procapite di 729.064 dollari (641.707 in Francia, 227.925 in Grecia) il capitale naturale si ferma a 7.701 dollari.

Discorso a parte per le grandi potenze extra Ue. Tra queste, anticipand­o i tempi, inseriamo la Gran Bretagna, che a fronte di una ricchezza pro capite di 647.694 dollari ne ha solo 7.592 riconducib­ili al capitale naturale. Storia diversa in Cina, dove su 108.172 dollari di ricchezza pro-capite ben 15.133 arrivano dall’ambiente, mentre negli Stati Uniti su una ricchezza totale di 983.280 dollari pro capite sono 23.624 dollari che arrivano dal capitale naturale.

Sorpresi? In Norvegia — poco più di 5 milioni di abitanti — il capitale naturale arriva a 103.184 dollari su totale 1.671.756 dollari. E in Qatar — 2,1 milioni di abitanti — il capitale naturale pro capite su un totale di 1.597.125 dollari arriva a i 660.305 dollari, 76 volte l’italia.

Il rapporto Penalizzat­i i Paesi più popolosi, dove dominano il capitale umano e quello prodotto

 ??  ?? Lotta per la sopravvive­nza L’orango del Borneo è una specie a rischio di estinzione, tutelata dal Wwf, a causa della deforestaz­ione incontroll­ata (Foto Getty Images)
Lotta per la sopravvive­nza L’orango del Borneo è una specie a rischio di estinzione, tutelata dal Wwf, a causa della deforestaz­ione incontroll­ata (Foto Getty Images)
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 ??  ?? L’espertoIva­n Faiella della Banca d’italia, che fa parte, insieme ad Anci, Istat, Ispra, Cnr, Enea e a una serie di ministeri, del Comitato per il capitale naturale, istituito nel 2015. Oggi pomeriggio a Milano parla del Secondo rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia
L’espertoIva­n Faiella della Banca d’italia, che fa parte, insieme ad Anci, Istat, Ispra, Cnr, Enea e a una serie di ministeri, del Comitato per il capitale naturale, istituito nel 2015. Oggi pomeriggio a Milano parla del Secondo rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia

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