«Un altro pianeta a Bamberg Qui si lavora bene»
Banchi: «Milano schiava dei cambiamenti»
Luogo dell’incontro?
«La lounge di un hotel».
Diversa dalla birreria di Cantù dove le venne offerta la guida di Milano.
«Eppure mi hanno sgamato anche qui. Sono sceso la sera prima nella hall per far funzionare il computer e ho incontrato Arturas Karnisovas, che ho conosciuto da giocatore a Bologna e che oggi è il gm dei Denver Nuggets. “Che ci fai qui?”, mi ha chiesto. E quando io mi sono arrampicato sugli specchi, è scoppiato a ridere e mi ha detto: “ahhh, vuoi vedere che c’è un allenatore italiano pronto a sostituire un altro allenatore italiano?”. Ed eccomi spoilerato».
Che squadra ha trovato?
«Una squadra spremuta da tanti infortuni, dal calendario fitto dell’eurolega e stressata dal cambio dell’allenatore».
Insomma, un inferno...
«Non esageriamo. La realtà è che per il Bamberg questa era una stagione di profondi cambiamenti, una flessione di rendimento poteva essere preventivata. L’avvicendamento tecnico mi ha sorpreso».
È la prima volta che prende una squadra in corsa.
«Sì, e questo rende l’avventura ancor più interessante».
E domani ritrova il basket italiano: in Eurolega ospitate Milano.
«Partita difficile».
Da allenatore, quest’anno la Milano del suo amico Simone Pianigiani l’ha già battuta. Sulla panchina di Torino.
«Una vittoria bella, perché attesa. Venivamo dal successo con Venezia, battere Milano era la quadratura del cerchio».
Vista da fuori, riesce a dare una spiegazione del perché Milano non riesce mai a rendere come dovrebbe?
«Vista da fuori non lo so. Da dentro, io l’ho vissuta e non ci sono riuscito».
Perché?
«Difficile dare una spiegazione. Con Simone hanno avviato un nuovo ciclo, verrebbe da dire l’ennesimo...».
Verrebbe da dire che questa è una frecciatina...
«Dico solo che l’unica cosa che a Milano non cambia mai è l’urgenza di cambiare».
È un’accusa precisa.
«Quando è toccato a me, ho sperato che aver vinto il campionato e sfiorato le final four di Eurolega fosse un buon pretesto per consolidare e costruire qualcosa».
E invece?
«Invece la proprietà è stata chiara: il ruolo dei giocatori sarebbe dovuto cambiare, più spazio a giocatori che si pensava avessero le caratteristiche per diventare importanti e rinuncia invece a giocatori che per status, vedi Langford, o per valore, vedi Jerrells, sarebbero costati di più. Una scelta accettabile, ma non è detto che poi si riesca a ricreare la Allenatore
Luca Banchi, 52 anni, di Grosseto, tecnico del Bamberg (Ciamillo Castoria) stessa chimica. E così non è stato».
Avete perso lo scudetto...
«Contro l’avversaria più forte che ho trovato in Italia in tutta la mia carriera di allenatore e di vice. Nemmeno la Roma di Bodiroga era così super. Sassari fu capace di assemblare tanto talento tutto insieme. Non ci è mai più riuscita».
Nemmeno Milano.
«Il primo anno ci avevo messo impegno, avevo superato le mie difficoltà di convivenza con Ale Gentile, con l’aiuto di Proli e Portaluppi avevamo fatto digerire alla squadra il cosiddetto “nucleo senese”, avevamo disputato una stagione importante, speravo di trovare maggiore tranquillità l’anno successivo. Ma come detto, a Milano la continuità sta nel cambiamento».
Anche a Torino, pare. Che sensazione ha provato vedendo la «sua» squadra vincere la Coppa Italia?
«Non era più la mia squadra, tanti giocatori nuovi. Ma è stato bello vederli vincere, i giocatori che ho allenato, lo staff con cui avevo lavorato. Vedere la gioia dei miei collaboratori è stato impagabile».
Vogliamo parlare del suo addio a Torino? Com’è andata davvero?
«Non cedo alla tentazione di parlarne. È stata una decisione che probabilmente avevo già preso in estate. Com’è andata io lo so e lo sanno loro. Restano la mia azione, la mia decisione, le conseguenze. Ho sentito tante ricostruzioni, mai uscite da me. Almeno io, non cedo alla tentazione».
d Bello per me vedere Torino conquistare la Coppa Italia: la decisione di andare via forse è nata già in estate
d Speravo che con il titolo iniziasse una fase di consolidamento dell’olimpia No, si decise di cambiare ancora dei giocatori