Toti sceglie l’arancione «Quel colore era nostro già prima di Pisapia»
«Casa per chi non si riconosce nei tre partiti»
MILANO Prima di Giuliano Pisapia e di Luigi de Magistris nel 2011. Prima di Riccardo Sarfatti, che tentò la sfida a Roberto Formigoni nel 2005 con quel colore. E persino prima di Yulia Timoshenko e della Rivoluzione arancione del 2004. «L’arancione in politica — dice il presidente della Liguria Giovanni Toti — lo abbiamo inventato noi, il centrodestra. Perché è apparso per la prima volta sulla scena politica nel 2000, con la candidatura a governatore» (vincente) dell’imprenditore Sandro Biasotti.
Ora, gli arancioni sono ritornati. Giovanni Toti li ha riuniti ieri sera in un locale dal nome evocativo, il Beautiful loser, il «bel perdente», di Genova: «Possiamo permettercelo — ride il presidente — abbiamo stravinto dappertutto». Con lui, parecchi sindaci a partire da Marco Bucci (Genova), Pierluigi Peracchini (La Spezia) e Ilaria Caprioglio (Savona).
Il sospetto è lecito. Non sarà che il governatore ligure, di Forza Italia ma assai vicino alla Lega, voglia costruirsi un suo partito, in considerazione delle difficoltà azzurre? «Macché, noi non abbiamo ambizioni più vaste, anzi: salvo esplosioni o implosioni nel centrodestra, siamo un cosa diversa da un partito. Siamo da pensare come una sensibilità. O come il vecchio Partito radicale, che incoraggiava la doppia tessera». Tessera? Già se ne parla? «Ma no, i partiti ormai sono liquidi, e a me è sempre piaciuto così. Non vogliamo dare una struttura sovietica a un’esperienza civica. Ma è bene che ci sia un coordinamento come luogo di scambio di idee». La verità, dice Toti, «è che sto costruendo una cosa semplice: sto mettendo in rete le forze civiche che in Liguria sono sempre esistite e che ci hanno consentito di strappare Genova e Savona al centrosinistra». Tenendo conto, prosegue il governatore «che a Genova la lista arancione ha preso il 10% e alla Spezia il 14%. Più di Forza Italia. Siamo stati la killer application del centrodestra, dando spazio a chi non si riconosce pienamente in nessuno dei tre partiti».
Eppure, perché questa caratterizzazione? Tra l’altro, Toti è un acceso sostenitore del partito unico del centrodestra: «Certo, io ho detto che in prospettiva una federazione dei partiti di centrodestra sia augurabile. Ma gli arancioni nascono sotto il segno delle forze civiche. Se i partiti sono le ossa, gli arancioni sono il tessuto connettivo».
Tutto nasce nel 2015, quando Toti adotta l’arancione come colore del suo «listino» bloccato. L’idea «era anche quella di offrire una rete di protezione per coloro che, per la crisi del Pdl, non avevano più una casa politica». Ora la rete servirà per le elezioni regionali del 2020: «Io vorrei fare per delicatezza e rispetto un percorso lungo e continuativo, non ho intenzione di suonare la carica all’ultimo». Ma gli arancioni saranno già in campo per le prossime amministrative: «Il nostro sogno è espugnare Sarzana, l’ultimo bastione vero della sinistra in Liguria. Vede che non ci sono ambizioni strane?».