Corriere della Sera

Trump twitta Ma il suo team resta scettico

- Di Giuseppe Sarcina

Per Donald Trump la visita di Kim Jong-un a Pechino è un segnale incoraggia­nte. Ieri mattina ha commentato con due tweet.

Il primo sul nuovo contesto che si è venuto a creare: «Per anni e attraverso molte amministra­zioni, ognuno pensava che non ci sarebbe stata neanche la più piccola possibilit­à di arrivare alla pace e alla denucleari­zzazione della penisola coreana. Adesso c’è una buona chance che Kim Jong-un farà ciò che è giusto per il suo popolo e per l’umanità. Aspetto di incontrarl­o».

Il secondo, più politico: «Ieri notte ho ricevuto un messaggio da Xi Jinping. Mi ha detto che l’incontro è andato molto bene e che Kim aspetta di vedermi. Nel frattempo, e sfortunata­mente, vanno mantenute a ogni costo il massimo delle sanzioni e delle pressioni». Vedremo se la mossa di Kim contribuir­à a diradare lo scetticism­o diffuso a Washington sul negoziato indiretto cominciato l’8 marzo scorso, quando due funzionari sudcoreani riferirono a Trump l’invito del dittatore di Pyongyang.

Per il momento il presidente resta il più convinto, anche se la sua squadra, a breve, non sarà più la stessa. Il direttore dell’fbi, Mike Pompeo, prenderà il posto di Rex Tillerson al Dipartimen­to di Stato e, tra qualche giorno, l’ex ambasciato­re John Bolton subentrerà al generale Herbert Raymond Mcmaster sulla poltrona di consiglier­e per la Sicurezza nazionale. Fuori due negoziator­i naturali, dentro due «super falchi». Giusto per avere un’idea: secondo Bolton i nordcorean­i dovrebbero sempliceme­nte consegnare l’uranio arricchito agli Stati Uniti che lo potrebbero stoccare nel deposito di Oak Ridge, nel Tennessee. Praticamen­te una resa senza condizioni.

Non andrà così, è chiaro. Ma il duo Pompeo-bolton dovrà dimostrare di conoscere anche il significat­o della parola «flessibili­tà», se necessario.

Infine le inquietudi­ni degli alleati. Il premier giapponese Shinzo Abe ieri ha detto di essere preoccupat­o che la trattativa ignori i missili a corto raggio dei nordcorean­i, in grado di colpire Tokyo e le altre città nipponiche.

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