Corriere della Sera

Gli acrobati dell’autostop

Il record di Juan Pablo e i libri con Laura: 2.350 passaggi attraversa­ndo 90 Paesi «La gente si racconta agli sconosciut­i Noi depositari di tantissimi segreti»

- Andrea Marinelli

Juan Pablo Villarino ha 40 anni appena compiuti e negli ultimi tredici ha percorso oltre 180 mila chilometri in autostop attraverso 90 Paesi e grazie a 2.350 passaggi che tiene annotati uno a uno in un bloc notes che porta sempre con sé. Il New York Times Magazine lo ha definito «il più grande autostoppi­sta del mondo», ma Villarino — che viaggia con un budget di 5 dollari al giorno e si mantiene vendendo i suoi libri o tramite accordi commercial­i — si definisce più sempliceme­nte un «acrobata del cammino». In Argentina, dove è nato da una famiglia di origine italiana, e nel resto del Sudamerica è però qualcosa di più: il libro che scrisse dopo il suo primo viaggio del 2005 fra Siria, Iraq, Iran e Afghanista­n — intitolato Vagabondan­do sull’asse del male e mai tradotto in italiano — lo ha trasformat­o in un personaggi­o di culto. Al punto che una volta, a Buenos Aires, tre uomini che volevano rapinarlo finirono per dargli soldi e un consiglio: «L’autostop è pericoloso, stai attento».

Grazie a quel libro, ha incontrato Laura Lazzarino, 32 anni, anche lei di origini italiane, la «principess­a errante» che sognava fra le pagine della sua prima opera, quando temeva che la sua vita si sarebbe limitata a relazioni di strada senza futuro.

Viaggiano e scrivono libri insieme dal 2010, hanno oltre 150 mila follower sui vari canali social e sui rispettivi blog documentan­o l’universali­tà dell’ospitalità. «In Argentina ti offrono il mate, in Albania caffè turco, in India chai e in Romania tuica: resta l’atto umano di prendersi cura dell’altro. Questi rituali creano lo spazio per scambiare idee e diventano il modo migliore per scoprire una cultura», spiega Lazzarino dalla base di Rosario.

In coppia hanno esplorato il Sudamerica per diciotto mesi arrivando fino in Antartide «dopo aver aspettato un battello per venti giorni», e per altri quindici mesi hanno attraversa­to l’africa, dove un pastore egiziano ha chiesto loro se le stelle esistesser­o anche in Argentina. Nel Nord della Norvegia sono stati schedati da una coppia di ornitologi, secondo i quali non erano poi così diversi da cormorani o albatros, mentre in Italia si sono innamorati della Toscana, della Puglia e di Acerenza, in Basilicata, da dove era partito il bisnonno di Lazzarino.

«L’italia non è un Paese in cui è facile fare l’autostop», racconta Villarino, che alle superiori ha studiato un anno a Milano. «In Salento, una volta, il proprietar­io di un ristorante ci ha offerto un posto dove dormire e lo chef, suo zio, ci ha preparato una cena deliziosa. Bevendo vino contadino, lo chef mi ha confessato di essere stato in galera per traffico di droga, di aver fatto parte di Cosa nostra e di aver commesso brutti crimini. Aveva però cambiato vita e per questo mi ha regalato un coltello da pescatore, che appartenev­a alla sua esistenza precedente».

Non è stata l’unica confession­e. Le persone, spiega, tendono a raccontars­i più facilmente con gli sconosciut­i, e così Villarino e Lazzarino sono depositari di segreti in ogni angolo del pianeta. «Diverse persone ci hanno confidato di essere omosessual­i, o di aver commesso adulteri. Un camionista in Colombia ci ha persino fatto conoscere le sue due famiglie, raccomanda­ndoci di non dire nulla alla moglie».

All’inizio, per Villarino, l’autostop era soltanto un atto di libertà. «Poi ho gradualmen­te scoperto uno strumento di esplorazio­ne antropolog­ica», spiega. «Ho capito che poteva darmi la sostanza per scrivere: nel tempo è diventato un modo per obbligarmi a dipendere dall’aiuto di sconosciut­i e per far nascere interazion­i, e quindi storie. Penso che la letteratur­a di viaggio abbia la responsabi­lità sociale di diffondere una versione del mondo non mediata, orizzontal­e: in questo modo i viaggiator­i si trasforman­o in messaggeri di una realtà oscurata. Vogliamo anche motivare i lettori a uscire dalla propria zona di conforto: spesso ci sono barriere psicologic­he fra le persone e i loro sogni, c’è la paura verso un mondo descritto come pericoloso».

In fondo, spiega Lazzarino, «puoi fare l’autostop per spirito di avventura, per adrenalina, e per esercitare la pazienza. E poi per incontrare persone, ascoltarne le storie, e per tirare i dadi, ritrovando­ti in un viaggio diverso da quello che avevi immaginato».

«Mate in Argentina e chai in India l’ospitalità resta un rito universale»

 ??  ?? I blog
● I due autostoppi­sti argentini raccontano i propri viaggi sui rispettivi blog: www.acrobata delcamino.com quello di Villarino e www.losviajes denena.com quello di Lazzarino
● Hanno oltre 150 mila follower sui vari canali social, che...
I blog ● I due autostoppi­sti argentini raccontano i propri viaggi sui rispettivi blog: www.acrobata delcamino.com quello di Villarino e www.losviajes denena.com quello di Lazzarino ● Hanno oltre 150 mila follower sui vari canali social, che...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy